La domenica sera del tempo di Pentecoste, quando non ci sono commemorazioni particolari, si canta l'inno Lucis Creator Optime, composto da s. Gregorio Magno (+604).
Magnifico creatore della Luce tu sei, datore della luce dei giorni che prepara l'avvento della nuova luce nell'origine del nuovo mondo. Tu, sole che mai tramonta: sostituisci l'oscuro disastro, ascolta i pianti e le preghiere. Sciogli la mente da ciò che la opprime, affinché il peccato non offuschi la ragione. Nei Cieli risuoni il giubilo, fuggiamo ogni colpa e rifiutiamo ogni peccato. Regna, Figlio Unigenito, e unico compagno del Padre, con lo Spirito Paraclito potente in ogni secolo.
L'inno è escatologico ed esegetico al medesimo tempo: ci prepara la visione futura, la vita senza tramonto, eppure ci propone il Signore con l'epiteto del Creatore aprimordio. L'inno ha un tono supplichevole, domanda di purificare l'Uomo vecchio dal "disastro oscuro" ovvero dalla caduta e dalle tentazioni, per poter guadagnare il regno dei Cieli.
L'apparente semplicità del testo non deve trarre in inganno il cantore di questo inno di portata dogmatica eccezionale. Così come l'inno O Lux Beata Trinitas che si canta al sabato sera, anche questo carmine è dedicato a Dio nel suo attributo poetico di "Sole di Giustizia". Il Signore come unica forza capace di illuminare e di allontanare il dolore, la tribolazione e l'ingiustizia dalla vita umana. Gioca un ruolo da prima dama anche il concetto escatologico della luce perpetua dopo che l'Apocalisse sarà terminata e vivremo nei Cieli nuovi e nella Terra Nuova.
Questo inno apre il cuore alla ricerca della Luce, memori del prologo del Vangelo di Giovanni apostolo, che dice: a quanti hanno accolto (la luce) ha dato il potere di diventare figli di Dio. La Luce, ovvero la distruzione dell'oscurità del peccato, è concessa a quanti compiono la buona opera, a quanti applicano la legge divina nella propria vita, a coloro che "scacciano i demoni con digiuno e preghiere" come ci insegna il Redentore secondo le parole dell'evangelista Matteo. La dossologia finale richiama il Regno divino, che già esiste ed esisterà nei secoli. Sta a noi decidere se farne parte, oppure se perire nello stagno di fuoco.
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