Dal settimo secolo circa in avanti, le comunità monastiche benedettine sviluppano una regola di preghiera similare al komboskini bizantino, chiamata "Pater Noster" perché il fulcro di questa giaculatoria è la recita ripetuta del Padre Nostro. La corda si sviluppa su un insieme di palline - di corda o di legno o di altro materiale - che terminano con una croce. La regola di preghiera, molto semplice, è dall'ottavo secolo strutturata in questo modo:
Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Ci si segna.
O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto.
Apri le mie labbra, e la mia bocca proclamerà la tua lode.
Sia benedetto e lodato il Nome del Signore.
Dopodiché: Padre nostro.
Il salmo 50.
Si dice per dodici volte: O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto. Poi: Padre nostro.
Si ripete per un numero di volte variabile la dodecina e il Padre nostro, finché non si vuole concludere la ripetizione. Al termine si aggiunge l'Ave Maria, il Gloria Patri e poi l'Angelus. Nella tradizione anglo-romana, questa giaculatoria semplice è arricchita da preghiere devozionali.
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