Riflessioni sullo spazio sacro in Occidente

 Per spazio sacro intendiamo la struttura, la forma, l'iconografia della chiesa. In Occidente, fin dagli albori del Cristianesimo troviamo le catacombe e le domus ecclesiae ornate con immagini e anche statue - si pensi, per esempio, al Buon Pastore ritrovato presso la basilica di santa Prassede a Roma, databile al terzo secolo. Possiamo dire che la concezione che abbiamo dell'architettura sacra e dell'estetica liturgica corrisponde al rito, al culto e alla teologia che vi si riflette. Per prendere un esempio concreto, la fioritura del cosiddetto neo-gotico in Inghilterra nella seconda metà del diciannovesimo secolo, le cui maggiori espressioni sono le accademie Oxford e Cambridge, corrisponde anche ad un rinnovato interesse della Chiesa Anglicana di allora per la ritualità e la riscoperta delle devozioni medievali e dei costumi liturgici pre-protestanti, tramite il Movimento di Oxford. 

Lo spazio sacro, delimitato rispetto al resto dell'edificio, nasce sia come esigenza cultuale sia come rimando diretto al tempio di Gerusalemme, il cui Santo dei Santi era separato da una lunga e spessa tenda rispetto al resto del tempio; per i cristiani, la simbologia si è trasfigurata poiché con la morte di Cristo il velo del tempio si squarciò, manifestando che il Dio nascosto si era mostrato nel Cristo. Per questo motivo, in alcuni momenti del culto cristiano la tenda (o i suoi equivalenti, come le porte) vengono chiuse o aperte, in modo simbolico correlato alla simbologia o allegoria del momento rituale di riferimento.



Pluteo della basilica di Santa Maria Assunta a Torcello 

Allo stesso modo, l'arte sacra e l'architettura delle chiese non è solo è influenzata dalla teologia, ma ne diviene anche veicolo e, perché no, riflesso ispiratore. La Cristianità Occidentale, così come quella Orientale, condivide il medesimo concetto di spazio sacro - ovviamente non comprendiamo in questa discussione il mondo protestante, che non ha liturgia né spazio sacro. L'altare è fin dai primi secoli sormontato da un ciborio e da una balaustra, la quale evolve dal V secolo in avanti nel fenomeno che chiamiamo pergula, pluteo o templon. Questi tre lemmi, pur volendo indicare modelli leggermente diversi del medesimo oggetto, sono di fatto la stessa cosa in principio, ovvero un muro ad arcate (di pietra, marmo o legno) che divide la navata dal presbiterio, il luogo dove si compiono i riti più importanti, il Sancta Sanctorum della Nuova Alleanza. Mentre l'Oriente verso il XI-XII secolo sviluppa l'iconostasi moderna, il mondo occidentale rimane più tradizionale limitandosi a usufruire delle immagini solamente nei mosaici e negli affreschi della chiesa, mentre il templon, o pluteo che dir si voglia, mantiene il suo ruolo fondamentale di nuovo "velo" del tempio cristiano, senza arricchirsi necessariamente di immagini - ma non mancano anche esempi di plutei dotati di immagini, simili in tutto alle iconostasi orientali. 


Santa Maria in Valle Polcraneta, Abruzzo


Iconostasi della magnifica antica cattedrale di Svetitskhoveli, in Georgia. Come si vede, all'origine Oriente e Occidente erano molto simili nella concezione di spazio sacro.


Nell'immagine soprastante un dipinto che figura la Cattedrale di san Marco a Venezia, edificata nel 1075 d.C. 

Vediamo dunque come lo spazio sacro è da sempre considerato un luogo speciale dove possono essere ammessi solamente il clero e coloro che sono chiamati a svolgere un servizio sacro. Già nella prima fase di sviluppo del templon classico notiamo come il coro avesse uno spazio riservato e la costruzione del pluteo ne riflettesse la posizione. Se prendiamo ad esempio la celebre basilica di san Clemente a Roma, il cui pluteo è dell'VI secolo, notiamo come il coro si trovi nel centro della chiesa, diviso dalla navata tramite una balaustra elevata, e connesso direttamente con il presbiterio tramite una apertura ad architrave. 


L'interno della Basilica di san Clemente e il pluteo

Lo spazio riservato al coro, chiamato Schola Cantorum, in Occidente divenne una parte molto importante del tempio cristiano. Il modello clementino è tipico delle basiliche cattedrali (non monastiche), mentre il coro monastico, per il fatto di essere composto interamente da chierici tonsurati, spesso si trova direttamente nel presbiterio o in una zona intermedia fra l'altare e la navata ma posto orizzontalmente al luogo sacro vero e proprio. Una soluzione classica e di alto pregio estetico è il presbiterio propriamente detto diviso da una balaustra bassa e il coro diviso dalla navata tramite il pluteo a colonnato, come per esempio nell'originale chiesa dell'Abbazia di Montecassino: 


Da questa ricostruzione si nota il ciborio con l'altare, poi il coro e infine un secondo pluteo per la separazione della navata. Come abbiamo avuto modo di notare, il templon ha la forma di un muro "aperto" a colonnato con una architrave, sormontata dalla Croce. Simbolicamente, si fondono i segni dell'arco (rotondo) e del dritto. La Croce, per citare a memoria lo storico Mircea Eliade, simboleggia l'asse dell'Universo e per questo il Signore Gesù Cristo scelse quel simbolo ribaltando anche l'uso mondano dei romani, veicolo di morte e umiliazione, trasfigurandolo nel simbolo della speranza, della vittoria della Luce sulle tenebre. Le colonne rimandano essenzialmente sia alla continuità dell'antica Israele con la Nuova Israele (la Chiesa) tramite l'analogia con l'antico tempio che possedeva delle colonne;   Le colonne rimandano chiaramente a san Paolo che chiama la Chiesa di Dio "colonna e fondamento della Verità" (cfr.1Tm 3,15): la chiesa,, il culto, la comunità dei fedeli deve rimanere forte e immutabile come le colonne dei dogmi, e i pilastri che sorreggono il Santo dei Santi devono ricordare di proteggere la solidità dell'anima. Il templon nella sua forma ci ricorda il destino dei giusti, come l'Apocalisse: 

Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo. [Ap 3,12]

Come colonne saranno i cristiani giusti che, vinta la buona battaglia, loderanno perpetuamente l'Agnello nel mondo purificato e rigenerato dopo gli ultimi tempi. Nella simbologia universale il cerchio simboleggia la compiutezza, così come è completa la Rivelazione divina nella persona di Gesù Cristo nostro Salvatore. Per questo la patena che contiene in sé l'Eucarestia è sempre rotonda e non è mai quadrata. Il metasegno del cerchio è utilizzato anche nelle arcate sia nell'edificio sia nel templon con il fine di illustrare la compiutezza del culto e dell'assemblea cristiana come ultima e suprema civiltà. Il tempio cristiano, la chiesa, non è tuttavia solo mura e immagini, ma è composto da coloro che lo animano, che gli danno vita: la comunità. In particolare, a differenza dei templi pagani in cui occorreva una presenza costante per il mantenimento del sacro - pensiamo al fuoco perpetuo di Vesta, che doveva essere alimentato dalle sacerdotesse, nel tempio cristiano la Divina Presenza si mantiene da sé nella Eucarestia che viene lasciata nel tabernacolo. La chiesa cristiana è un luogo vivo dove le mura contengono le gioie, le sofferenze, i canti e i pianti del popolo, ma anche l'ineffabile e perpetuo ciclo della divina liturgia, dei Misteri della Chiesa, della presenza dello Spirito Santo che vivifica e nutre i fedeli. L'immissione del Divino nella vita dei fedeli nella navata è un riflesso della vita intera, Dio partecipa della nostra vita se noi lo chiamiamo, ma non possiamo comprendere interamente il Signore; manifestiamo questa consapevolezza negli atti liturgici con il mistero della velatura dell'altare, dell'imparziale vista di ciò che succede sul santo altare. Il sacerdote, come ministro straordinario di quell'atto di culto, è il testimone delle opere spirituali di Dio che, inconoscibile e misteriosamente, opera il suo grande miracolo della santa Liturgia e della Mistica Cena, e questo avviene nello spazio sacro a Lui dedicato. L'orrore di aver distrutto lo spazio sacro e di aver sminuito quindi questa intimità che non è personale (del singolo prete), ma è del Cosmo e del suo Creatore che si uniscono nelle mani del celebrante, è questo il grande e pericoloso abisso che si è generato nell'Occidente contemporaneo. Cari fratelli e care sorelle, torniamo a concepire il Sacro, torniamo a difenderlo, torniamo alla Cristianità autentica! 

Commenti

  1. A tal proposito, mi sembra opportuno segnalare il sito "Before Chartres", un ampio repositorio di immagini e considerazioni sull'architettura romanica.

    RispondiElimina

Posta un commento