Nell'anno 810 i legati di Carlo Magno che peroravano presso il papa l'introduzione anche a Roma del Filioque, vennero sconfessati, e il papa Leone III nella sacrestia di San Pietro disse loro che "il Filioque non soltanto non sarebbe stato accettato a Roma ma sarebbe stato abolito anche nelle Gallie, come non necessario per la confessione della vera fede" (Enciclopedia cattolica, V, 1299). E per lasciare ai posteri memoria di questa decisione il papa incise, in greco e latino, il testo del credo senza il Filioque su due scudi d'argento che fece apporre all'ingresso della basilica vaticana (da dove furono razziati circa tre decenni dopo nel sacco di Roma dell'846).
Un mosaico del beato papa Leone III, difensore dell'Ortodossia
La questione del Filioque, così oscura e tanto dibattuta, rimane un problema scocciante tanto per i cattolici che desiderano imporlo agli ortodossi, sia agli ecumenisti ortodossi che - pur concedendo altre situazioni - non sono ancora disposti ad accogliere questo statement, perché l'Ortodossia degli ultimi 900 anni si è basata sul rigetto del primato papale e del filioque, principalmente.
Per noi latini (o occidentali che dir si voglia) che siamo diventati ortodossi, è senza dubbio alcuno imperativo rimanere fedeli ai nostri antenati. E il beato papa Leone III, sicuramente, ha manifestato dove la retta dottrina latina si era collocata.
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