Presentiamo un estratto della lettera della Chiesa di Liegi (Francia) contro papa Pasquale II, scritta nel 1103. In questa missiva, il clero della città francese si scaglia contro i suprusi dei legati pontifici, adducendo argomentazioni ecclesiologiche interessanti. Difatti, i francesi si rifanno alla "autonomia garantita dai concili", come avremo modo di leggere.
Ci teniamo ai nostri Sinodi Vescovili, Arcivescovili, Provinciali e Regionali di antica tradizione; e risolviamo ogni disputa con ciò che vi è stato definito dalle sacre Scritture, e non ci si appella a Roma, a meno che non si tratti di affari più gravi, riguardo ai quali non si trova autorità nelle sacre Scritture. Ma respingiamo in ogni modo quei legati che vengono dal Vescovo di Roma e corrono qua e là riempiendosi le tasche, come hanno dimostrato i Concili Africani ai tempi di Zosimo, Celestino e Bonifacio. Perché – affinché possiamo riconoscerli dai loro frutti – non la correzione dei costumi, né l'emendamento della vita, ma piuttosto l'uccisione di uomini e la depredazione delle chiese sono il risultato delle loro azioni. Perciò, poiché ci atteniamo all'Antica Regola e non ci lasciamo trasportare da ogni brezza dottrinale, ecco, siamo chiamati 'scomunicati'.
Il testo della Lettera è indubbiamente polemico. Ci troviamo alla fine del XI secolo e il principio del XII. In quel periodo la riforma Ildebrandiana era giunta al suo compimento, era già stata consumata la Prima Crociata, i rapporti con l'Oriente si erano irrimediabilmente guastati. Perfino le antiche autocefalie occidentali come la Chiesa d'Inghilterra erano già cadute. Tuttavia, sacche di resistenza latina anti-papale, specialmente in Francia, in Spagna e in Germania sono ancora attive fino alla fine del Duecento.
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