Proponiamo la traduzione dell'Omelia per l'Epifania dell'abate Aelfric di Eynsham (+1020), noto per le sue profonde omelie di alto contenuto teologico.
Amati fratelli, pochi giorni fa ho letto questa pericope per conto mio, e oggi vorrei esporvi quel che vi ho trovato poiché siamo giunti a questa festa, per la quale questo Evangelo è stato cantato.
Abbiamo udito dall'Evangelo di Matteo come i tre astrologi giunsero a Gerusalemme al tempo di Re Erode quando nacque il Bambino Gesù, e domandarono: dov'è che è nato il Re dei Giudei?
Questo giorno è chiamato Epifania, ovvero giorno della manifestazione di Dio. In questo giorno infatti il Signore si è manifestato ai tre re orientali che vennero ad adorarlo con doni. E, dopo diversi anni, si manifestò lo Spirito Santo sotto forma di colomba e la voce del Padre eterno al Battesimo di Gesù nostro Signore nel fiume Giordano, dicendo "questo è il Figliuolo mio diletto, ascoltateLo". E sempre in questo [Gesù Cristo] tramutò l'acqua in nobile vino, e quindi si manifestò come il Creatore che tutto chiama all'esistenza. Per questo sommarsi di commemorazioni, questo giorno è chiamato anche Manifestazione del Signore [1].
Nel primo di questi giorni, Egli si manifestò a dei pastori giudei per mezzo del gaudio angelico, nel Paese di Giudea. Nel medesimo giorno si fece conoscere ai tre astrologi orientali tramite la stella fulgente, e questi giunsero nel medesimo giorno con le loro offerte. Ci sembra coerente che il Signore si fece conoscere per mezzo di un angelo ai giudei, che conoscevano la divina legge, mentre si fece conoscerei ai pagani per mezzo di astri in cui essi potevano vedere un segno. Quei pastori divennero prototipo degli apostoli, futuri e veri pastori del gregge del Signore, mentre quegli astrologi pagani, tornando in patria, spezzarono il paganesimo raccontando del loro incontro col Salvatore. E come dice il salmo, il Signore si fece testata d'angolo, diventando la solida colonna che regge le due mura, quella dei giudei e quella dei pagani, unendo le due mura per formare la Chiesa.
I giudei che credettero erano lì appresso, mentre i pagani, scacciata la tenebra dell'idolatria, allungarono le loro mani dai remoti angoli della terra per unirsi nella vera fede in concordia. E fu così che in Cristo vi è pace e unità.
Gli astrologi videro la stella non nel firmamento o cadente sulla Terra, ma esattamente nel Cielo, a metà fra i due mondi. Ed essi compresero che ella manifestava la nascita di un grande Re ove essa sarebbe caduta, e così la seguirono, e sconvolsero l'empio governatore Erode con la loro profezia. Gli astrologi dunque sapevano di parlare di un vero uomo, quando domandarono "dov'è nato il Re dei Giudei?" e tuttavia lo adorarono come vero Dio quando aggiunsero "siamo venuti ad adorarlo". E fu così che Dio alzò nuovamente la stella, affinché fosse chiaro a tutti dove avenisse la nascita, e sia i giudei che gli astrologi potessero annotare il luogo della nascita; i primi per comprendere le profezie degli antichi giorni, i secondi per giungere in fretta presso di Lui, ed emtrambi per adorarlo. E fu così che gli astrologi vennero e adorarono il Bambino, mentre gli scribi dei giudei, persi nelle lettere, non compresero la profezia.
Tutta la Creazione riconosce e adora il Signore, tranne gli empi giudei. I Cieli esultano alla nascita del Redentore, che fu manifesta tramite una stella; i mari e gli abissi fluttuano e si schiantano, mossi dal pensiero che Egli mise piede nelle acque; Il Sole rese culto a Dio, quando eclissò al momento della sua morte fino all'Ora Nona; le pietre salutano il Signore, poiché si frantumarono; la Terra riconobbe il Salvatore, quando tremò durante la sua dolorosa Passione. Eppure, i giudei dai cuori di pietra non riescono ad accettare nulla di queste evidenze e permangono nella loro cecità. Ma non tutti furono aspramente empi. Anzi, moltitudini di nazioni e di popoli hanno riconosciuto Iddio manifestatosi nella carne, e hanno accolto la voce dei profeti e degli apostoli, diventando cristiani.
Gli astrologi ebbero come guida sicura la stella, che si spense solo quando essi entrarono alla corte di Erode. Così anche in noi, la luce divina si spegne quando seguiamo il nostro volere peccaminoso o entriamo nella abitazione di un empio, e ne condividiamo gli orrori con lui. Ecco, fratelli, che gli astrologi ottennero di nuovo la guida della stella solo quando lasciarono la corte del perfido Erode. Così anche noi, se vogliamo la luce divina, dobbiamo lasciare la tenebra del peccato.
Vi sono alcuni empi che dicono che ciascuno di noi nasce sotto una stella e la vita ha un destino già scritto, e portano a prova il fatto che nelle Scritture, Cristo stesso nacque con una stella come guida. Noi rigettiamo questa ipotesi come totalmente falsa, poiché significherebbe denigrare il Creatore e la libertà che egli ci ha dato. Piuttosto non gli uomini nascono sotto il patrocinio delle stelle, ma le stelle furono create per essere utili agli uomini. Alcuni di questi poveracci asseriscono che gli uomini non possono che accettare il destino della loro stella, e quindi Dio, secondo loro, dispenserebbe loro tanto buoni quanto cattivi pensieri. Non possiamo che esecrare questo pensiero, e dibatterlo con la scienza teologica.
Iddio creò gli angeli e diede loro la possibilità di scelta una singola volta, affinché potessero confermarsi in una eterna beatitudine a suo servizio. Ma alcuni fra gli angeli scelsero l'eterna dannazione con la loro disobbedienza. Attraverso l'orgoglio, si fecero schiavi di loro stessi, soggiogati dalla disobbedienza. Quando il glorioso Creatore fece l'umanità, ci concesse da subito la gioia dell'unione con Lui, ma il primo uomo, vinto dall'astuzia del diavolo, perdette quella beatitudine e divenne mortale. Il Signore ci ha ha redenti tramite la sua stessa umanità, se decidiamo di seguire i suoi comandamenti. Veramente coloro che deliberatamente scelgono di non seguire Dio, condannano se stessi.
Il Signore, nella sua onniscenza, certamente conosceva quali angeli e quali uomini sarebbero caduti o avrebbero percorso la via della salvezza, ma al medesimo tempo non ha predestinato nessuno al fallimento e al peccato e alla morte, poiché Egli è il Signore della Vita. Tenete a mente questo: il Signore conosce i cuori e non guida nessuno verso il peccato, anche se sa quando qualcuno cadrà; ma ricordiamoci che chiunque cade solo per sua propria volontà. Chi decide di peccare, lo fa di sua spontanea volontà, perché vittima della propria immaginazione. Non esiste un destino nel peccare. Iddio infatti odia coloro che commettono iniquità e malvagità. Coloro che invece compiono il bene sono guidati dallo Spirito Santo. Anche la nostra conversione non dipende interamente da noi ma dall'influenza della Grazia, giacché l'Apostolo scrive: permaniamo nella fede per mezzo della Grazia.
Accade sovente che i figli paghino le colpe dei genitori. Ma se un figlio vive una vita devota e in giustizia, il peccato e le colpe degli antenati non cadranno su di lui. Che nessuno ardisca di offendere Adamo ed Eva, riscattati ora e presenti alla destra di Dio, ma riconosca i meriti del Signore, e volga il suo cuore all'obbedienza dei suoi comandamenti. Difatti la Grazia che il Signore Gesù Cristo ha preprato da prima dei secoli rimarrà nei secoli per coloro che sono fedeli.
Fratelli, non cadete nella trappola della vana immaginazione che è il destino, ma siate saldi nella verità. E ora torniamo al soggetto del Vangelo di oggi. I tre astrologi entrarono quindi nell'albergo ove riposava l'Infante e gli offrirono oro, incenso e mirra. Oro come sovrano; incenso, come si offre a Dio nei sacri offici; mirra, a profezia della sua sepoltura, giacché i corpi dei defunti sono imbalsamati con unguenti profumati. E in questi tre doni possiamo già profetizzare e vedere la vita del Redentore e il suo scopo sulla Terra. il Signore vero Re, vero Dio, la mirra per il mortale che tuttavia è Immortale.
Vi sono eretici che non gli avrebbero offerto alcun oro, non riconoscendoLo sovrano di tutto; vi sono altri che non gli avrebbero offerto incenso, non riconoscendo la divinità di Gesù; e vi sono altri che, non riconoscendolo mortale e incarnato, non gli avrebbero offerto la mirra. Ma noi, invece, fratelli, adoriamo il Signore in spirito di completa verità, e offriamo anche noi al Signore oro, incenso e mirra, Adoriamolo come Re della Creazione, come Dio aprimordio, e riconosciamo nella sua morte il riscatto della nostra umanità caduta e della resurrezione cosmica al Giudizio universale.
E gli astrologi, tornando al loro Paese, ci danno l'impressione che anche noi dobbiamo tornare alla nostra vera patria celeste, che è il Paradiso. Il primo uomo fu espulso dal Paradiso a causa della disubbiedienza, ma noi possiamo tornare in Paradiso con l'obbedienza ai divini precetti. Quindi con castità, obbedienza, devozione, camminiamo spediti sulla rotta per la patria celeste, nostra vera casa, per la quale fummo creati in principio.
Abbandoniamo dunque l'ipocrisia e il peccato, e andiamo incontro a Colui che si è manifestato, Padre, Figlio e Spirito Santo, cui si deve ogni onore e gloria nei secoli. Amen.
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NOTE
1) In greco, questa festa si chiama Teofania ("Manifestazione divina").
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