L'inno Magnae Deus potentiae

 L'inno Magnae Deus potentiae è stato composto da s. Gregorio Magno (+604) e noi ortodossi di rito occidentale lo cantiamo al vespro del giovedì sera. 

 Dio di grande potenza, che, delle specie nate dalle acque, una parte rimandi nel mare, l’altra sollevi nell’aria, fissando le acque per quelli che hai sommersi e destinando ai cieli quelli che hai sollevato, affinché, generati da un’unica stirpe, riempiano luoghi diversi, concedi a tutti i tuoi servi, che l’onda del Sangue purifica, di non conoscere le cadute dei peccati e di non soffrire il malanno della eterna morte, affinché la colpa non deprima alcuno, la presunzione nessuno insuperbisca, l’anima ferita non soccomba, l’anima superba non cada. Ascoltaci, o Padre amorevolissimo, o Figlio unigenito eguale al Padre, che regni per tutti i secoli con lo Spirito Paraclito. Amen.


Il Dio dalla Grande Potenza, il Pantocratore, dal Duomo di Palermo

Siamo giunti al quinto giorno della Creazione: il Creatore ha fatto una miriade di creature per il mare e per il cielo, ha infuso la vita nel pianeta da Lui plasmato. Lo zenit di questo inno al Signore è il versetto relativo al Sangue purgante. poiché stiamo entrando nel giorno del Venerdì, il quale è dedicato alla Santa Croce e ai patimenti del Salvatore, non potevamo che incontrare, alla fine, un rimando al mistero della morte del Redentore. Il sacrificio di Cristo Gesù sulla Croce ha purificato il mondo e ha manifestato l'Amore immenso del Signore per l'umanità. Difatti, l'amore puro e perfetto, sacrificale, del Signore, si è reso evidente non solo nella sua morte con le braccia stese, tese ad abbracciare la sua Creazione, ma anche nel sacrificio eucaristico che ha istituito per noi, sua Chiesa, proprio il Giovedì Santo prima della sua Passione. A tal proposito dice san Gaudenzio di Brescia:

Quando Gesù diede ai suoi discepoli il pane e il vino consacrati, disse: Questo è il mio corpo... questo è il mio sangue (Mt. 26,26-28). Fidiamoci di colui al quale abbiamo creduto. Cristo, che è la verità, non può mentire... La notte in cui fu tradito per essere crocifisso, Gesù ci ha 'lasciato in dono, come eredità del suo nuovo testamento, proprio questo pegno della sua presenza. Noi ne siamo nutriti e fortificati durante il viaggio di questa nostra vita, fino a che lasceremo il mondo presente e arriveremo a lui. Per questo il Signore diceva: Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete in voi la vita (Gv. 6,54). Ha voluto infatti che la sua opera di salvezza continuasse in mezzo a noi; ha voluto che le anime si santificassero nel suo sangue, partecipando sacramentai mente alla sua passione. Perciò ordina ai suoi discepoli fedeli - i primi sacerdoti istituiti per la Chiesa - di tenere continuamente vivi questi misteri della vita eterna; e tutti i sacerdoti sparsi nelle chiese del mondo ,intero ,li devono celebrare fino al giorno della venuta di Cristo. [San Gaudenzio di Brescia, Sermone II: Patrologia Latina 20, 859 A-B; 860 A-C; 861 A.]

La partecipazione al Corpo e al Sangue del Redentore diventa quindi viatico per la vita eterna e sostegno spirituale per la vita presente. Medicamento sacro, per il corpo e per lo spirito, la Comunione Eucaristica è il centro della vita della Chiesa. Anche se siamo chiamati a prepararci per una comunione frequente, è sufficiente per il buon cristiano comunicarsi la domenica e per le feste. Giunti al giovedì sera, contempliamo quindi i misteri della sofferenza del Salvatore ma anche la promessa della vita eterna, e dell'Eucarestia domenicale, che iniziamo a intravedere da oggi.

Commenti