La dalmatica è la veste liturgica esterna del diacono. Si indossa durante la Messa, essendo il paramento della sinassi eucaristica; alle volte si usa in processione, ma per i Vespri, le Lodi e gli altri uffici sia il diacono che il sacerdote indossano ugualmente il piviale.
Secondo il Liber Pontificalis la dalmatica fu introdotta da papa Silvestro I (314-35). È certo che già nella prima metà del IV secolo il suo uso era consueto a Roma; allora, come oggi, i diaconi la indossavano come una veste esterna, e il papa la metteva sotto la casula. I Vescovi di Milano molto probabilmente indossavano la dalmatica già nel V secolo; questo è dimostrato da un mosaico dei SS. Ambrogio e Materno nella cappella di San Satiro presso la chiesa di San Ambrogio; i mosaici della chiesa di San Vitale a Ravenna mostrano che era indossato dagli arcivescovi di Ravenna e dai loro diaconi almeno fin dal VI secolo. Verso il IX secolo la dalmatica fu adottata quasi universalmente per vescovi e diaconi nell'Europa occidentale, inclusa anche la Spagna e la Gallia, dove al posto della dalmatica i diaconi avevano indossato solo il camice. Intorno al X secolo ai cardinali-sacerdoti romani fu concesso il privilegio di indossare la dalmatica, momento in cui anche i sacerdoti fuori Roma, in particolare gli abati , la ricevettero come segno di distinzione. Così Giovanni XIII nel 970 concesse all'abate del monastero di S. Vincenzo a Metz il diritto di indossare la dalmatica. Benedetto VII nel 975 concesse questo privilegio ai cardinali-sacerdoti della cattedrale di Treviri, ma lo limitavano alle occasioni in cui assistevano l' arcivescovo a una messa pontificale o celebravano la solenne messa solenne in cattedrale come suoi rappresentanti. Secondo l'uso romano la dalmatica era indossata solo dai prelati durante la messa pontificia , e mai sotto il piviale in altre occasioni, come spesso accadeva in Germania nel tardo medioevo.
Le prime interpretazioni simboliche della dalmatica risalgono all'inizio del IX secolo, negli scritti di Rabano Mauro e Amalario di Metz. A causa della forma cruciforme e delle strisce ornamentali rosse, Rabano abate la considerava un simbolo delle sofferenze di Cristo e diceva che il paramento ammoniva il servitore dell'altare a offrirsi come sacrificio accettevole a Dio. Amalario vedeva nel colore bianco un simbolo di purezza d' animo, e nelle strisce rosse l'emblema dell'amore per il prossimo. Solo dopo il X secolo la dalmatica ha assunto i colori liturgici.
All'inizio era consuetudine a Roma conferire la dalmatica a un diacono al momento dell'ordinazione ; l'uso è riconosciuto nell'"Ottavo Ordo" (VIII secolo) e nel "Nono Ordo" (IX secolo). Il primo liturgista a menzionarla fu Sicardo da Cremona (c. 1200), dal cui linguaggio si evince che la cerimonia non era ovunque prevalente. L'originaria forma del paramento è ben testimoniata dai resti del periodo precarolingio, in particolare dai mosaici di San Satiro a Milano (V secolo) in San Vitale a Ravenna (VI secolo), e in San Venanzo e Sant'Agnese a Roma (VII secolo) anche in vari affreschi, come il quadro dei quattro santi vescovi nella chiesa di San Callisto a Roma. Secondo queste raffigurazioni si trattava di una tunica lunga, ampia, con maniche molto ampie e che arrivava ai piedi. Nel suddetto pittorico rimane la larghezza delle maniche pari alla metà o almeno un terzo della lunghezza del paramento. Fino al XII secolo le rappresentazioni italiane non mostrano mutamenti nella sua forma.
A livello ritualistico il Basso Medioevo è un'epoca di transizione nella quale il diacono perde alcuni caratteri (come la possibilità di amministrare la Comunione) ma si mantiene come un grado molto ambito nel clero: i diaconi continuano a svolgere funzioni molto importanti nella liturgia e nelle funzioni esterne della Chiesa, come ad esempio negli Istituti di carità che sorgono un po' ovunque nelle città dell'Occidente Europeo, e il diacono ancora aveva la facoltà di predicare. Il grande sviluppo delle Messe Basse (cioè non cantate) che avviene fra XIV e XVI secolo ha sicuramente contribuito alla svalutazione del ruolo diaconale, nato per supporto al sacerdote nell'intonazione delle lunghe litanie e dei servizi liturgici più impegnativi come il canto del Vangelo e di alcuni inni che venivano suddivisi fra il coro e il clero.
Nel XIV secolo oramai la Dalmatica la fa da padrone. I diaconi in questa rappresentazione precisa, del 1448, pitturata dall'immenso Beato Angelico, sono ben tre: due vestiti di blu e uno (san Lorenzo) vestito di rosa. Al di là delle decorazioni molto ricercate, notiamo come i paramenti siano fluenti e morbidi, esattamente come quelli del XI secolo, anche se è scomparsa la stola diaconale, probabilmente perché scomparendo la pratica delle Litanie recitate dai diaconi era vista come un paramento inutile. Interessante il paramento vestito dal Papa, il quale è molto somigliante ad un sakkos bizantino e non rispetta per nulla lo standard latino del tempo: il papa, così come i sacerdoti infatti (che si vedono alle spalle del pontefice) vestivano il piviale da concelebranti e la casula (o pianeta) da primi celebranti.
Come ortodossi di rito occidentale, dobbiamo fare lo sforzo di tornare al modello precedente a quello tridentino moderno - anche se è costoso farlo produrre da sarti specializzati. Dobbiamo tornare al modello di dalmatica primitivo, ovvero lungo, morbido e con la stola esposta.
La preghiera per la vestizione della dalmatica è la seguente:
Vestimi, Signore, con l'abito della Salvezza, e ricoprimi con l'abito di gioia; Sempre sia su di me la dalmatica della giustizia.
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FONTI
LE BRUN PIERRE, Explication litterale, historique et dogmatique des prieres et des ceremonies de la Messe, prima edizione 4 volumi, Parigi, 1726.
BATIFFOL, Leçons sur la Messe, Parigi, 1919.
FORTESCUE ADRIAN, The Mass, a study on the Roman liturgy. Londra, 1912.
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