Chiamato in latino casula planeta o pænula , e nelle prime fonti galliche amphibalus, questo paramento è distintivo del sacerdozio e lo indossano solo i sacerdoti e i vescovi. E' anche un vestimento esclusivamente eucaristico, cioè riservato alla santa Messa e non può essere indossato per altri servizi liturgici.
Dalle Ethymologiae di sant'Isidoro si Siviglia (+636) leggiamo l'origine di questo nome curioso:
La casula è un indumento munito di cappuccio, che è diminutivo di casa, capanna, in quanto, come una piccola casetta o capanna, copre l'intera persona.
La casula dei primi secoli era molto lunga e tendeva a coprire tutto il corpo come un poncho. Nei secoli, è stata accorciata, più che altro per praticità, al fine di aiutare il sacerdote nell'usare meglio le mani e muovere le braccia durante la liturgia.
Le origini della casula si perdono nel principio del Cristianesimo in Occidente. Uno dei primi commenti su questo paramento proviene da san Gerolamo di Stridone (+420) che dice di vestire la casula bianca con una coscienza parimenti bianca e immacolata.
San Paolo Apostolo potrebbe aver usato un vestimento particolare durante i suoi viaggi missionari: Quando verrai porta il mantello che ho lasciato a Troas da Carpo, e i libri, specialmente le pergamene. [2Timoteo 4:13] Non sappiamo ovviamente se parlasse di un banale mantello da viaggio. Ma se così fosse, Paolo non avrebbe potuto comprarne un altro? Perché volesse proprio quello, i commentatori liturgici rimarcano la possibilità che avesse un uso liturgico.
Secondo la Tradizione fu il santo papa di Roma, Telesforo (+129) a decretare l'uso di speciali vestimenti per la sinassi liturgica. Con tutta probabilità, questi vestiti ricalcavano le vesti civili, con aggiunta di disegni a mo' di croce.
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