Il Messale Romano suppone che siano presenti tre diaconi per cantare la Passione (e talvolta la schola cantorum cantava le parti della turba, la folla). Anche al culmine delle vocazioni clericali nell'Europa medievale, è difficile immaginare che questa disposizione sia mai stata possibile tranne che per le grandi basiliche della città eterna. Alle parole "Gesù cedette lo spirito" ci si inginocchia. Il clero si prostra in altare. E' un momento solenne: commemoriamo l'inizio della catabasi di Cristo nell'Ade per iniziare l'opera di redenzione cosmica.
Ci si chiede perché i Padri Latini abbiano voluto il Vangelo della Passione proprio in un giorno glorioso come la ricorrenza dell'Ingresso a Gerusalemme del Salvatore. E' una commemorazione di gioia, di gloria, di vittoria. Finalmente, anche gli ignoranti e gli increduli si erano uniti alla folla per festeggiare il Maestro. Eppure, come ben sappiamo, all'euforia passeggera del popolo ben presto si lascerà il posto all'odio. La medesima folla festante sarà colei che griderà senza alcuna pietà: Crocefiggilo! E, come si diceva ai papi nel giorno della loro elezione - quando passavano dal Laterano al Vaticano - sic transit gloria mundi. Così come la gloria giustamente offerta al Redentore, così la gloria umana ben presto lascia il posto all'odio, alla gelosia, al rancore. Mi sovvengono alla mente le parole di san Sisoe il grande, che disse: se Dio non glorifica l'uomo, vana è la lode umana. (Paterikòn, Detti dei Padri del Deserto, cap. IV "su abba Sisoe").
Nel rito romano antico, e in tutto l'Occidente, la Messa festiva era preceduta dalla benedizione delle palme, che anche noi cristiani d'oggi portiamo con noi alla liturgia in emulazione dei fanciulli che gridavano: osanna al Figlio di Davide! La bella processione è eseguita accompagnata diverse antifone. Una delle più belle recita:
Le folle vengono incontro al Redentore con fiori e palme: e al vincitore trionfante rendono i doverosi ossequi: annunziano le genti con la parola il Figlio di Dio, e le loro voci risuonano per le nuvole in lode di Cristo: Osanna negli eccelsi! Possiamo noi essere annoverati insieme agli Angeli e ai fanciulli, cantando a colui che ha vinto la morte: Osanna negli eccelsi. Una gran folla, che s'era adunata per il giorno di festa, gridava al Signore: Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Segue poi il responsorio prima di entrare nuovamente in chiesa:
Mentre il Signore faceva il suo ingresso nella Città Santa, i fanciulli ebrei, proclamando la resurrezione della vita, con i rami delle palme gridavano: Osanna negli eccelsi. Come il popolo ebbe notizia che Gesù stava recandosi in Gerusalemme, tutti uscirono incontro a lui, con i rami delle palme gridavano: Osanna negli eccelsi.
Nella ritualità latina, così come in quella antica gerosolimitana ed egiziana, durante la Settimana Santa si cerca di ripercorrere quasi "momento per momento" gli ultimi giorni di vita terrena del Redentore. Così non si può non celebrare l'Ingresso in Gerusalemme emulando la sua processione per le vie della città, così come il canto soave degli ebrei in festa.
Uniamoci, fedeli, alla voce degli Angeli e dei fanciulli; cantiamo al vincitor della morte: Osanna nel più alto dei cieli. Gran turba, convenuta al giorno festivo, gridava al Signore: Benedetto Colui che viene nel nome del Signore. Osanna nel più alto dei cieli! [Quinta antifona processionale]
Dopo la Missa Sicca, la Processione e poi la Messa festiva con la Passione di Matteo qual vangelo del giorno. Ci si domanda dunque quando si legga la cronaca della festa, ovvero l'Ingresso di Gesù a Gerusalemme. Esso è l'Evangelo della Missa Sicca, ma è anche fra le letture del Notturno vigilare.
Che il Signore Dio ci permetta di godere della sua gloria in Cielo, quando verrà a giudicare i vivi e i morti, e il mondo col fuoco. Amen.
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