Sebbene oggi possa destare scandalo, nel primo medioevo il pensiero e l'azione di trafugare corpi di santi e condurli altrove era una prassi consolidata per dare lustro e glorificare la propria città e la propria nazione; non di rado le famiglie nobili, vescovi o veri monarchi e imperatori autorizzarono, se non quando richiedevano il medesimo servizio, il furto di reliquie. Famoso altro caso della storia, il rapimento dei resti di San Marcellino per conto dell'Imperatore franco Carlo Magno. L'artefatto è da ricercarsi nel desiderio di Giustiniano I Partecipazio, Doge di Venezia - ancora possedimento bizantino in rapida ascesa con simpatie verso i franchi, in quanto questi promettevano un ducato indipendente ai venetici - di dare lustro alla sua città.
In foto, Giustiniano Partecipazio, il doge della faccenda.
Chiamò quindi a compiere la delicata missione i commercianti Buono di Malamocco e Rustico di Torcello. Arrtivati in Egitto non tardarono a presentarsi alla tomba dell'Evangelista Marco, che da sette secoli riposava in un convento ad Alessandria ( San Marco è stato, secondo le fonti egiziane, primo Papa d'Alessandria ed è tuttora un santo veneratissimo dai copti). Un'altra leggenda voleva lo stesso San Marco evangelizzatore della laguna veneta, quindi, sostenne il Doge Giustiniano, era solo per il bene della città che i due avrebbero "traslato" il corpo del santo fino a Venezia. Eppure prepararono il colpo come una vera rapina. Sebbene il corpo fosse sorvegliato da degli ecclesiastici giorno e notte, i due mercanti riuscirono a comprare due diaconi i quali lasciarono di notte aperte le porte e cacciarono le sentinelle; il corpo di San Marco, portato di notte a bordo della nave veneta, fu sostituito con il corpo di San Claudio. Per superare la dogana portuale saracena i due mercanti veneti dimostrano un blasfemo ingegno. Ricoprirono di carne di maiale e di fogliame fitto il corpo del Santo, perché, come narra la cronaca di Renier Michel, i saraceni provavano ribrezzo per la carne di porco e non osavano controllare le stive che la portavano. I due mercanti dunque, superati i controlli con l'arguzia degna dei migliori film, conducono per mare il corpo. La salma santa arriva a Venezia dopo un tranquillo viaggio privo di pericoli e tocca la terra veneta il giorno 31 gennaio 828: il corpo viene ripulito, imbalsamato e profumato e condotto in solenne processione, ricordata dalle cronache di Giovanni Diacono come "pomposissima", fino al Palazzo Ducale e alla adiacente chiesa di San Teodoro, antico santo tutelare della laguna. Le sacre spoglie saranno successivamente deposte là in attesa che una cattedrale degna di San Marco venisse eretta. La città fu chiamata dal Doge a decidere se mantenere come santo protettore Teodoro o accettare definitivamente Marco Evangelista; il popolino si dichiara entusiasta del nuovo santo e la decisione è presa. Tra l'altro la reliquia di San Teodoro arriverà a Venezia solo nel XIII secolo. Giustiniano Partecipazio chiede, come ultimo desiderio prima della morte, che venga eretta una basilica degna di San Marco, e i suoi eredi porteranno a termine il progetto iniziato da lui. La Basilica di San Marco sorgerà accanto al Palazzo del Doge, riunendo alla sua nuova fondamenta il vecchio oratorio e complesso religioso di San Teodoro. La struttura che siamo soliti identificare con San Marco è stata iniziata nel 1050 e conclusa nel 1071.
BIBLIOGRAFIA
Claudio Rendina, I Dogi di Venezia e i loro segreti, ed. Newton, 2007
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