Alcune riflessioni sulle Tempora nel rito latino ortodosso

 Chiamare "tempora" i giorni di mercoledì, venerdì e sabato di alcune settimane dell'anno è un po' una riduzione, in quanto il plurale latino tempora significa semplicemente "i tempi" o porzioni dell'anno. Diversi antichi padri e autori latini adducono queste parole del profeta Zaccaria (tra gli altri) quando dichiara un digiuno particolare quattro volte all'anno: "Così dice il Signore degli eserciti: Il digiuno del quarto mese e il digiuno del quinto, e il digiuno del settimo e il digiuno del decimo saranno per la casa di Giuda stagioni di gioia, di allegrezza e di belle feste". (Zac 8,19), Mutuando dall'uso ebraico di disporre alcuni digiuni durante l'anno trimestralmente, è facile riconoscere l'Avvento, il digiuno pasquale (la Quaresima), il digiuno che precede la festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo (san Leone Magno, nel V secolo, lo chiama "digiuno di Pentecoste", perché succede subito dopo la domenica festiva) e infine il digiuno "della Santa Croce", così chiamato perché precedeva la festa dell'Esaltazione della Croce di Cristo il 14 settembre. Ben presto, quest'ultimo digiuno è stato spostato per la festa della Dormizione e Assunzione della Madre di Dio (15 agosto), e alla santa Croce sono rimaste solo le "tempora" ovvero questi giorni feriali di particolare astinenza. Ricordiamo che, anticamente, una "quinta tempora" di 3 giorni consecutivi precedeva la festa latina dei santi Angeli e Arcangeli a fine settembre. 


Un refettorio monastico sul monte Athos.

Questi periodi di magro, più o meno lunghi, sono ben radicati nell'Occidente cristiano già al tempo di san Leone Magno (+461) il quale, nel suo Sermone 94, li spiega così:

Che cosa c'è di meglio che l'uomo faccia la volontà di Dio di cui porta l'immagine e, astenendosi dal cibo, si astenga anche dalla legge del peccato? Le quattro stagioni dell'anno hanno il loro tempo assegnato per la stessa osservanza della moderazione. Continuiamo a sapere, mentre ritorna il corso di tutto l'anno, che abbiamo incessantemente bisogno di purificazione. Mentre siamo sballottati nelle vicissitudini di questa vita, dobbiamo sempre lottare, con digiuni ed elemosine, per distruggere il peccato che è causato dalla debolezza della carne e dall'impurità dei nostri desideri.

Prendendo spunto dall'Antico Testamento, i digiuni trimestrali coincidevano volutamente con il ciclo della semina e del raccolto. Eppure un significato spirituale è stato rapidamente attribuito a questi digiuni. Almeno dall'epoca di san Leone, queste quattro settimane "speciali" divennero anche le giornate in cui i vescovi ordinavano i sacerdoti; cioè ministri che insieme avrebbero piantato la Parola di Dio (Mt 13; Mc 4; Lc 8; 1 Pt 1,23) e poi avrebbero lavorato alla mietitura (Mt 9,37-38; Lc 10,2; Gv 4,35; Rm 1,13).

Tuttavia, le "tempora" come le conosciamo oggi - ovvero il mercoledì, il venerdì e il sabato in astinenza speciale - divennero subito un modo per preparare degnamente i ministri ordinandi al loro ministero e furono fissate nelle date attuali da san Gregorio Magno (+604). Un solo pasto al giorno - senza carne nè latticini - e uffici liturgici più lunghi formavano i candidati  che, il sabato, sarebbero stati ordinati. Questo carattere di "digiuno festivo" è tipico della mentalità cristiana antica: una privazione più o meno lunga lascia il posto ad una festa. 

Quali sono le date delle Tempora?

- Il mercoledì, venerdì e sabato fra la terza e quarta settimana di Avvento.

- Il mercoledì, venerdì e sabato fra la prima e la seconda settimana di Quaresima.

- Il mercoledì, venerdì e sabato fra Pentecoste e la Domenica della Trinità.

- Il mercoledì, venerdì e sabato fra la III e la IV Domenica di Settembre. 

Come affrontare quindi queste settimane che si trovano sparse durante l'anno liturgico? 

Occorre ricordare che, di fatto, mercoledì e venerdì sono sempre giorni considerati di digiuno, ovvero ci rifiutiamo di mangiare carne, latticini e pesce proprio per ascesi personale. Poiché si va ad inasprire ulteriormente il digiuno durante le Tempora, è costume eliminare anche un pasto (di solito il pranzo) e mangiare dopo i Vespri (o dopo il tramonto). In questo caso i Padri Latini, per aiutare i laici nel già difficile digiuno, permettono il pesce, a condizione che non si mangi nulla fino alla sera. 

Nel caso delle Tempora Quaresimali, il pesce non viene permesso. 

Come un cristiano ortodosso latino deve vivere questi giorni particolari? Sicuramente aumentando il carico "liturgico" della giornata: andare in chiesa per uno degli offici quotidiani, pregare di più a casa, leggere qualcosa di spirituale, confessarsi. Sono giorni che la Chiesa offre per ricordarsi di "aggiornare" la propria vita spirituale, per dare un giro di vite all'orologio dell'anima. E' facile durante l'anno, nel faticoso ciclo della vita lavorativa e familiare, perdere un attimo la bussola spirituale. E questi giorni speciali ci ricordano che non di solo pane vive l'uomo, ma della parola che esce dalla bocca di Dio

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