L'antifona quarta del 20 dicembre è O Clavis David, "Chiave di Davide", un nome curioso.
O Clavis David, et sceptrum domus Israël, qui aperis, et nemo claudit, claudis, et nemo aperuit: veni, et educ vinctum de domo carceris, sedentem in tenebris, et umbra mortis.
O Chiave di Davide, e scettro della casa di Israele, che apri e nessuno chiude, chiudi e nessuno apre: vieni e libera dal carcere lo schiavo, che giace nelle tenebre, e nell'ombra della morte.
L'inno canta ancora la figura di Davide, il grande re, successore di Saul, colui che diede il massimo splendore alla monarchia di Israele. Davide viene proposto qui come figura di Cristo. Davide è l'eletto di Dio per essere unto come re (cfr. 1Re 16,13), colui che consolidò e diede unità al regno, colui che trasferì l'arca dell'alleanza a Gerusalemme (cfr. 2Re 6,1-19). Nonostante la sua vita piena di debolezze, l'idealizzazione della sua figura di re fece sì che fosse considerato modello per i re che lo avrebbero seguito e prefigurazione del Messia atteso: così testimonia Ger 23,5; 30,8-9 , e di fatto ai tempi di Gesù Cristo il popolo d'Israele attendeva la venuta di un nuovo Davide (cfr. Mt 9,27; 12,23; 15,22; 20,30-31; 21,9.15; 22,42 ). Alla casa di Davide si riferisce il passo di Is 22,22 , che viene ripreso da questa antifona (cfr. anche Ap 3,7 ).
Troviamo poi l'immagine della chiave: essa è segno di potere; le chiavi si consegnavano all'amministratore di una casa quando il padrone gli affidava la cura dei suoi beni, e il protocollo della consegna delle chiavi contemplava che esse fossero collocate sulle sue spalle come espressione del peso della responsabilità che assumeva (cfr. Is 9,5 ). Pensiamo anche alle "Chiavi della Città" che ricevevano i sindaci e i gonfalonieri di giustizia nell'antichità. Colui che ha il potere delle chiavi ha un potere definitivo, espresso nell'immagine di aprire o chiudere, azione che soltanto può fare colui che ha tale potere; questo è il potere che si aspetta abbia il Cristo, come nuovo Davide, come servo scelto e unto perché sia il Messia che salvi il suo popolo e il Re che lo guidi.
Ecco che dunque si riprende l'analogia della Chiave del Potere, Cristo ha aperto le porte dell'Ade, ha divincolato le catene che separavano la grazia divina dall'umanità, ha permesso al Cosmo di rinnovarsi tramite il suo sacrificio. Ed ecco che quindi la Nascita del Redentore è legata indissolubilmente alla sua missione universale di salvezza e rinnovamento cosmico. Vengono chiamate "chiavi di Davide" in quanto Cristo è colui che ha il potere sulla casa di Israele e su tutte le genti, sulla Nuova Israele che è la Chiesa. E' Egli infatti il Signore supremo dell'Universo, il Re che tutti aneliamo di servire.
La menzione delle "tenebre" e dell'"ombra di morte" è poi una citazione di un passo del Benedictus (Lc 1,79 ) che si canta alle Lodi. Cristo è il "Fanciullo" promesso della profezia, l'Emmanuele, come difatti ci illustrerà l'ultima grande antifona, quella del 23 dicembre.
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