Il giorno 11/24 novembre, i cristiani occidentali festeggiano san Martino, vescovo di Tours (+397). Una figura straordinaria, così complessa e profonda che la sua commemorazione segna l'inizio del digiuno d'Avvento per le Chiese d'Occidente, chiamato anche "digiuno di san Martino". Chi fu Martino di Tours? Nato in Pannonia, moderna Ungheria, figlio di soldati e ufficiale della guardia egli stesso, fu prima di tutto un buon cristiano, poi fu monaco e infine vescovo della Chiesa ortodossa in un periodo nel quale ancora arianesimo e paganesimo imperversavano ovunque.
In foto, il mosaico di s. Martino di Tours nel Duomo di Monreale.
San Martino è un vero modello per coloro che si avvicinano al digiuno dell'Avvento. In primo luogo, Martino visse per quasi vent'anni come un catecumeno, un interessato al messaggio di Cristo, senza appartenere alla Chiesa. Il famoso miracolo del mantello, quando divise con un senzatetto il suo mantello da soldato, avvenne quando egli ancora era un catecumeno. E Cristo, apparso in sogno insieme con gli angeli, esclamò: questo è Martino: non è ancora battezzato, eppure mi ha vestito. In Martino di Tours riconosciamo un grande carisma cristiano, innato nell'uomo ma spesso oscurato da una vita iniqua: la generosità, l'umiltà, la carità. Questi tre doni dello Spirito Santo albergavano in Martino anche se non era ancora battezzato. Era generoso, aveva un cuore pronto a donare. Era umile, perché serve umiltà per poter essere caritatevoli. E infine, possedeva il dono della caritas, dell'amore fraterno, dell'impegno per l'altro. Mentre contempliamo a distanza l'Avvento e poi il Natale del Salvatore, se riflettiamo attentamente, vediamo come san Martino di Tours ci istruisce su come vivere questo digiuno incentrato sull'amore di Dio per l'umanità. Un amore totale, capace di aprire così tanto Dio agli uomini da farlo incarnare per noi. E così il Verbo del Padre, il Logos consustanziale del Padre aprimordio, accettato dalla Vergine Maria dentro di sé, per mezzo dello Spirito Santo scende e prende carne al fine di nobilitare l'uomo e di riscattarlo dalla sua condizione nella quale, per un errore ancestrale, si è messo da solo. E questo sublime atto di amore divino verso l'umanità si riflette senza dubbio in ognuno di noi, in quella propensione del cuore a "fare la cosa giusta". La nostra coscienza ci chiama non solo al pentimento - tema centrale dell'anima convertita - ma a quel paso ulteriore che è l'amore per gli altri, cui siamo chiamati naturalmente: il vero amore infatti non può essere per sua propria essenza forzato o indotto, ma proviene dal cuore. Ed è proprio nel centro del nostro cuore che dobbiamo ora scendere in questo viaggio, così come il Verbo è disceso nel grembo virginale della sua castissima Madre. Riflettiamo e meditiamo, in queste settimane che precedono la Natività di Cristo, sul mistero del cosmo e della caduta del mondo, e del suo riscatto operato dal sacrificio di Cristo, che ci ha giustificato davanti al Padre non in una aderenza formale ad una morale o ad una legge, ma per mezzo del sacrificio dettato dall'amore. «la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,1-18). Se non siamo pronti a riconoscere in Cristo la Via, la Verità e la Vita, se per noi essere cristiani non diventa il fine e il mezzo della nostra vita, vano è tutto ciò che esteriormente accettiamo come nostro. Difatti, se non cerchiamo la Verità, se non vogliamo aderire a questo concetto ineluttabile, ovvero che il Cristo è venuto a salvare l'umanità, vani sono tutti gli esercizi di pietà, vani sono i digiuni e le veglie, vane sono le nostre paturnie intellettuali, vana è perfino la vita stessa fatta solo di carne e sangue.
San Martino fu anche monaco, vicino Savona in Liguria, per quattro anni, prima di diventare vescovo e divenire un instancabile evangelizzatore della Francia meridionale. Questo secondo grande aspetto del santo Martino ci deve indurre in una seconda profonda riflessione. Così come Martino visse nel nascondimento e nel discernimento per quattro anni prima di essere innalzato all'onore più alto che la Chiesa conosca, così ognuno di noi, prima di poter brillare nel diadema della Chiesa come unica e preziosa pietra, deve scendere nell'abisso della propria interiorità e trovare la pace, il proprio posto. Questo aspetto di conoscenza di noi stessi è prezioso in tutti i periodi di digiuno, e ovviamente nella nostra preparazione avventizia: sapere chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando è fondamentale per la nostra crescita spirituale. Vani sono i digiuni dalla carne e dai latticini se non siamo disposti a superare, ogni volta, la comodità di una vita spirituale monotona e inadeguata.
Il terzo aspetto che caratterizza la vita del santo è il suo profondo zelo missionario. Novello apostolo dei suoi tempi, senza posa si recava nelle campagne e nelle città a portare il Cristo che tanto ha amato. Anche noi, nel nostro mondo grigio e dubbio, possiamo diventare dei fari di luce, teofori, portatori di Cristo. Quanto sarebbe diverso il nostro secolo se noi tutti fossimo disposti ad impegnarci non solo a sopravvivere, ma a dimostrare che Cristo ha il nostro amore incondizionato, un amore capace di sacrificio. Questo è il tema centrale dell'Avvento e del Natale: l'amore così grande da superare i confini stessi dell'ordine cosmico decaduto e aprire il cuore di Dio all'Uomo, sua creatura, un amore così grande che ha fatto decidere al Creatore dell'Universo di innalzare la sua creazione ad un livello di comunione, di unione totale. E vuole solo essere ricambiato. San Martino di Tours questo fece, semplicemente. Ricolmo d'amore verso Dio e verso il prossimo, visse d'amore e per l'amore del Signore e del suo Evangelo, volendo unire tutte le genti a questo dolce canto di unione mistica.
Che la festa di san Martino di Tours lasci in noi questo delizioso sapore di gioia spirituale che ci rinforzi per la preparazione adeguata al Natale di nostro Signore Gesù Cristo.
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