La Quarta Domenica di Pasqua: "Del Cristo risorto"

Disse Gesù: «Tra poco non mi vedrete più; e tra un altro poco mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra di loro: «Che cos'è questo che ci dice: "Tra poco non mi vedrete più" e: "Tra un altro poco mi vedrete" e: "Perché vado al Padre"?» Dicevano dunque: «Che cos'è questo "tra poco" che egli dice? Noi non sappiamo quello che egli voglia dire». Gesù comprese che volevano interrogarlo e disse loro: «Voi vi domandate l'un l'altro che cosa significano quelle mie parole: "Tra poco non mi vedrete più", e: "Tra un altro poco mi vedrete"? In verità, in verità vi dico che voi piangerete e farete cordoglio, e il mondo si rallegrerà. Sarete rattristati, ma la vostra tristezza sarà cambiata in gioia.  La donna, quando partorisce, prova dolore perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'angoscia, per la gioia che sia venuta al mondo una creatura umana. Così anche voi siete ora nel dolore; ma io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi toglierà la vostra gioia. [Giovanni 16:16-22]


Mosaico del Cristo fra gli Apostoli, basilica di s. Paolo fuori le mura, Roma

Eccoci arrivati alla quarta domenica del tempo pasquale, Christus resúrgens, che ha come tema la conferma del Signore ai discepoli non solo della sua morte ma della sua Resurrezione. Il Signore in questo percorso escatologico ci porta a riflettere sulle emozioni della vita cristiana: cosa sono il dolore e la gioia? qual è l'emozione che dovrebbe governare la nostra esistenza? Purtroppo il demone dell'angoscia colpisce molti cristiani. Ci dimentichiamo spesso che le nostre tribolazioni, i nostri dolori sono momentanei "come le doglie del parto". La gioia della pace spirituale che segue la vita cristiana è di gran lunga più stabile e forte di qualsiasi preoccupazione mondana. Il Cristo sta annunciando ai suoi apostoli la sua morte - l'ora del dolore, dell'allontanamento del Maestro, della certezza, della vita come la conoscevano - ma anche la sua Resurrezione, la gioia suprema di essere annunciatori dell'Evangelo. Il Signore, profondo conoscitore dell'animo umano, ci ha anche avvertito: voi sarete nel dolore, e il mondo riderà di voi. Voi, figli miei, sarete nell'angoscia e nella preoccupazione, e nessuno se ne curerà. Ma verrà poi la resurrezione, verrà la gioia spirituale, verrà il riscatto. Ecco il sentimento che deve governare la vita del cristiano: una gioia "adulta", consapevole dei limiti del mondo, e proprio per questo svincolata dalle effimere vittorie quotidiane, che sappiamo essere ben poca cosa rispetto alla grande e suprema vittoria di Cristo. Una calma vittoriosa, capace di un godimento sereno di quello che si ha, in attesa dei beni più grandi, i beni celesti. 

Sono sempre un po' basito quando vedo i convertiti ortodossi, specialmente in Italia, avere sempre questa contrizione perenne, questo volto dolorante che ben figurerebbe in qualche quadro barocco. Se è lecito e giusto e bene che uno riconosca i suoi peccati, è anche vero che la conversione del cuore e il dolore sono strumentali alla crescita spirituale e non il fine, che è la letizia spirituale, la quiete dei sensi, la pace sovrasostanziale. Mi sovviene sempre alla mente l'immagine di s. Serafino di Sarov che salutava tutti con "mia gioia, il Cristo è risorto!" anche fuori dal tempo pasquale. Come è bello avere la gioia divina sempre con noi! Ma senza andare così lontano come nella fredda Russia, ricordiamo l'attitudine del nostro santo padre Benedetto da Norcia, che mai perse le staffe, nemmeno quando vollero avvelenarlo! E infatti egli si limitò a dire: << mi avete chiamato e sono venuto, ma ora non mi volete più, e vi lascio nella pace del Signore! >> e abbandonò il monastero dei suoi avvelenatori. Il Cristiano non odia, ma si difende; il cristiano non ricatta, ma riscatta se stesso dall'empietà e dall'odio; il cristiano non si abbandona alla sofferenza priva di senso, ma rimane vigile e tranquillo, sapendo che il tentatore o ci riempie di beni mondani per perdere la via, o ci circonda di tristezza e sciagure per farci spergiurare, così come tentò il giusto Giobbe. 

Rimane per noi la speranza, ma non vana e infantile, ma una speranza rivestita di certezza:  io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi toglierà la vostra gioia. Così ha detto il Signore. Rimaniamo dunque saldi nella fede, e parteciperemo di questa letizia. 

Cristo è risorto, alleluia!

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