San Venanzio Fortunato, un italiano del VI secolo che in seguito emigrò nella Gallia merovingia. Lì pubblicò molti libri di poesia che includevano anche la prosa occasionale. In seguito divenne vescovo di Poitiers. Non assicurerò al lettore troppi dettagli sulla sua vita, ma un'opera mi ha particolarmente colpito nella sua raccolta di poesie: il suo commento in prosa al Credo di Nicea.
Il commento è particolarmente interessante dato come San Fortunato concepisce la processione dello Spirito Santo. Dice quanto segue:
“'Credo nello Spirito Santo. Con questa menzione si compie il mistero della Trinità: un solo Padre, un solo Figlio, un solo Spirito Santo. Affinché ci sia una distinzione di persone, i loro nomi sono differenziati: il Padre, dal quale sono tutte le cose e che non ha padre; il Figlio, nato dal Padre; lo Spirito Santo, che procede dalla bocca di Dio e santifica ogni cosa (spiritus sanctus de Dei ore procedens et cuncta sanctificans).”
Venanzio Fortunato, Opera poetica, MGH AA 4.1, a cura di Federico Leone (Berlino: 1881), pp. 257 (Liber XI, 1.35)
Sembra che San Venanzio Fortunato stia facendo un'allusione a Giovanni 1:1-5. Procedere dalla bocca di Dio ( de Dei ore procedens ) è in riferimento alle parole o meglio al Verbo, cioè Gesù Cristo, che vengono da Dio Padre. Pertanto, la processione dello Spirito Santo è legata al Figlio, anche se nella formulazione di San Fortunato la chiara origine ipostatica rimane solo il Padre poiché la bocca appartiene al Padre. Insomma, la bocca appartiene al Padre, ciò che esce dalla bocca è il Figlio o il Verbo, e ciò che il Verbo trasmette è lo Spirito Santo. Questa formulazione mi sembra simile se non esattamente uguale nel significato a quella di sant'Agostino d'Ippona e del Concilio delle Blacherne (1285), di cui ho già parlato qui – cioè che lo Spirito Santo procede in modo da ricevere la sua origine ipostatica dal solo Padre, mentre è anche eternamente mediato per mezzo del Figlio.
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