Amalfion, Western Rite Monastery on the Mount Athsos scritto dallo ieromonaco Aidan Keller Ed. St John Cassian, 2007. Traduciamo questo pamphlet che narra della storia del monastero di santa Maria, l'unico monastero benedettino (di rito latino) sull'Athos. In foto, ciò che rimane dell'antico monastero, il campanile.
ORTODOSSIA
TRANS-NAZIONALE
Nulla
unisce meglio gli uomini di buona volontà così come i legami fraterni nati
dallo scambio della stessa, genuina, fede cristiana Ortodossa. In un cuore
profondamente ortodosso, non c'è distinzione fra greco e giudeo, non c'è
Oriente od Occidente. Questa verità è meravigliosamente esemplificata nella
storia del monastero occidentale di Amalfion, una perla lucente del Monte Athos
- la Sacra Montagna - per trecento anni, dall'inizio del X secolo fino alla
fine del secolo XIII. A grandi linee,
tale verità è attestata dal vero carattere della Sacra Montagna dei
primi tempi, nei suoi anni felici quando monaci d'ogni nazione, tribù e lingue
si univano a magnificare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nella bellezza
della santità, in una vera e propria comunità trans-nazionale sotto la
protezione benevola dell'Imperatore d'Oriente e del Patriarca Ecumenico di
Costantinopoli.
INTRODUZIONE
AD AMALFION
Il
pellegrino che oggi visita la Sacra Montagna viene colpito dalle reliquie
dell'antico cenobio occidentale: da un certo punto della costa orientale si innalza,
imponente e alto, l'antico torrione squadrato. Esso si presenta sulla
meravigliosa baia fra i promontori Kosari e Kophos, a metà strada fra la Grande
Lavra e Karakallou[1]. Del monastero che vi era un tempo - ove i
monaci italiani pregavano e vivevano in ascetismo seguendo la regola del santo
abate Benedetto da Norcia - rimangono solamente la torre, il cimitero, alcune
porzioni del muro sudoccidentale e una piccola parte della riva del mare.
L'antico nome del monastero Amalfion o Amalfinou, η μονή τών Αμαλφηνων,
sopravvive ancora oggi come Molphinou.
AMALFION:
UN CARRO A QUATTRO RUOTE
La Storia di Amalfion è collegata
strettamente ad Amalfi (a), ai Padri Greci dell'Athos (b), all'enclave
amalfitana di Costantinopoli (c) e alla grande Abbazia di Monte Cassino (d),
dalla quale la cultura spirituale greca si diffuse in tutta Italia lungo il
Medioevo. Questi quattro centri economici e spirituali concorsero alla
fondazione del monastero Amalfion e quest'ultimo, grazie ad essi, poté
beneficiare di una vita pacifica e dedita alla preghiera.
AMALFI
E COSTANTINOPOLI
Amalfi, oggidì una piccola cittadina sulla meravigliosa costa meridionale del
golfo di Napoli, nel X secolo era una formidabile potenza marinara, una
repubblica governata da un Doge, e la sua preminenza fra i potentati italiani
era stata decretata tramite bolle dagli imperatori Costantino e Basilio. Gli
Amalfitani furono tra i primi occidentali a costruire fondachi nel Vicino
Oriente, perfino a Costantinopoli, ove il loro approdo era situato presso il
monastero di Sant'Antonio, sul lato orientale del Bosforo. Anche là, gli
Amalfitani possedevano una chiesa, il monastero della Vergine Deipara
"degli Amalfitani", la cui osservanza era benedettina. Nella grande
Città vi era un altro monastero amalfitano, di altra regola, dedicato al
Salvatore, ed entrambi i cenobi godevano di ampie prebende e benefici imperiali[2]. Entrambi questi monasteri amalfitani a
Costantinopoli sono noti da prima del 944.
GLI
AMALFITANI A GERUSALEMME
A Gerusalemme
tra il 1020 e il 1023 dopo Cristo, il vecchio edificio d'accoglienza per i
pellegrini occidentali fu ricostruito
dagli Amalfitani come monastero di regola benedettina intitolato a Santa
Maria, detta "degli Amalfitani", anche qui per distinguerla dalla
chiesa greca di Santa Maria. L'origine di questo cenobio amalfitano ha molto in
comune con l'origine di Amalfion, in modo interessante. San Gregorio Magno
(+604) mandò l'abate Probo a Gerusalemme con l'intento di costruire un ostello
per assistere i pellegrini dell'Occidente. Esso fu completato nel 603 ma
apparentemente fu distrutto dai Persiani nel 614. Prima dell'anno 800, Carlo
Magno negoziò col Califfo Harun Al Rashid, e il risultato fu la ricostruzione
del monastero di Santa Maria dei Latini, descritto nel 870 da un certo monaco
Bernardo, redattore di un diario di pellegrinaggio[3].
Nel 1010, il monastero fu raso al suolo assieme alla chiesa della Santa
Resurrezione[4] per mano del Califfo Hakem
Biarillah, noto come El-Hakim. Dieci anni dopo circa, come abbiamo visto, gli
amalfitani negoziarono con il califfo egiziano Mustafà, e ottennero la
ricostruzione del monastero per i latini. Non sorprende, quindi, che gli
amalfitani abbiano fondato qualcosa anche sulla Santa Montagna, ma ben prima
della stessa Gerusalemme.
ATHOS
- LA SANTA MONTAGNA
Cos'era
l'Athos quando i monaci latini vi sbarcarono? Un luogo verdeggiante popolato da
eremiti, più che da monasteri. Le persecuzioni iconoclaste avevano portato
alcuni monaci greci ad abitare alle pendici della montagna, nell'ottavo e nono
secolo, e al tempo della fondazione della grande Lavra a opera di
sant'Atanasio, nel decimo secolo, la vita eremitica era il paradigma
dell'Athos. Scoppiò dunque una controversia contro la via cenobitica introdotta
da sant'Atanasio: i monaci disapprovavano le grandi torri e gli edifici
imponenti del monastero. Essi ritenevano che il cenobio avrebbe eclissato il
loro stile di vita, e si lamentarono dall'Imperatore. Nel 972 l'imperatore
Giovanni Tzimices concluse in modo definitivo tale controversia: egli decise
per una forma cenobitica attraverso il suo typikon[5] soprannominato la Capra, giacché fu scritto su una
pergamena di pelle di capra. Tale documento poneva gli eremiti athoniti sotto
la direzione di grandi complessi monastici. Amalfion, quando gli amalfitani
arrivarono sulla Montagna, si adeguò a questa nuova legislazione e così divenne
uno dei potenti cenobi favoriti da questa organizzazione.
OCCIDENTALI
E ATHONITI
Come fu dunque per i Latini che vennero dietro all'entourage di sant'Atanasio?
Essi fondarono il monastero circondati da eremiti la cui santità di vita era
riconosciuta ovunque. Sopra tutti, essi meritarono la descrizione di san Sava
di Serbia negli anni seguenti: << Avendo visitato la Sacra Montagna, ho
visto illuminatori e intelligenze incarnate. Ho veduto angeli terrestri, e
uomini angelici.>> E ancor di più, gli occidentali furono accolti
sull'Athos così come ogni altro gruppo etnico. I primi documenti dell'Athos non
mostrano alcun conflitto di razza, l'impressione era piuttosto di generosità
diffusa e propositi condivisi. I Latini non giunsero mai sull'Athos prima
dell'invito formale di sant'Atanasio. Egli fu il primo ad attirare, come una
calamita, diverse correnti ascetiche provenienti da ogni nazione. C'erano
romani, calabresi, amalfitani, georgiani, armeni, oltre ai greci.
ITALIANI
SULL'ATHOS
Molti italiani
non amalfitani si stabilirono sull'Athos. La Vita di sant'Atanasio racconta che il monaco calabrese Niceforo il
Nudo venne sull'Athos assieme al suo maestro, Fentone, che morì prima che
Niceforo giungesse sulla Montagna, accampandosi presso Atanasio. I nomi di
molti monasteri testimoniano la presenza italiana, come un cenobio del X secolo
chiamato του Σικελου - "il Siculo", o il monastero italo-greco di san
Basilio, detto του Καλαβρου - "Il Calabrese", fondato nel XII secolo.
Generalmente, il greco era l'idioma parlato in tutte le comunità, ed era la
lingua dei dominatori nell'Italia meridionale, la quale dal 731 si trovava
sotto la giurisdizione ecclesiastica del Patriarcato di Costantinopoli[6].
In ogni caso, monaci di etnia tanto greca quanto latina continuarono ad
affluire sull'Athos fino al XIV secolo, e fra di loro vi sono alcuni fra i più
grandi Padri dell'Athos: Niceforo il Nudo e sant'Esichio, la cui vita è narrata
da san Gregorio Palamas.
L'ANTICA
DESCRIZIONE DEL MONASTERO AMALFION
Giorgio
l'Aghiorita, nella sua biografia in lingua georgiana dedicata ai santi Giovanni
ed Eutimio di Iviron, scritta attorno al 1045, narra come al tempo di san
Giovanni di Iviron venne sull'Athos un certo Leone, un pio, fratello del Duca
di Benevento, assieme a suoi sei discepoli. Egli racconta anche che Leone fondò
il monastero Amalfion con l'aiuto dei georgiani di Iviron. Egli descrive
Amalfion come... un monastero delizioso,
abitato da tanti fratelli. In un altro capitolo, descrive ancora Amalfion:
<< Quel
monastero è stato edificato sulla Santa Montagna ai nostri giorni, ed è abitato da alcuni Romani i quali
conducono una esistenza di discrezione e devota osservanza della regola di san
Benedetto, la cui vita è descritta nei Dialoghi[7].>>
LA
GRANDE LAVRA - LA MADRE DEGLI AMALFITANI ATHONITI
Fra questi
monaci italiani e la Lavra di sant'Atanasio vi erano ottimi rapporti e
amicizia, come è testimoniato da Giorgio l'Aghiorita, il quale non mancò di
informarci anche dei rapporti, sempre benevoli, fra Atanasio e gli iberici,
nonché coi georgiani. Anche la Vita di
Sant'Atanasio testimonia della presenza amalfitana, descrivendo la loro
amicizia col Santo. La Lavra fu, in un certo senso, la vera casa madre degli
Amalfitani, poiché fu là che essi vissero fino al completamento della
costruzione del loro proprio cenobio. Camminando a piedi, fra la Lavra di
sant'Atanasio e Amalfion vi sono solo due ore e mezza, ed è per questo che
molti amalfitani compaiono nei documenti della Lavra. In uno di essi, datato
dicembre 984, viene descritta la donazione che Atanasio fece a san Giovanni
l'iberico di Iviron, il quale era abate dello stesso monastero, e a testimoni
prese due monaci che firmarono in lingua latina, Johannes e Arsenius. Noi
sappiamo che nel 984 Amalfion non era ancora stato fondato, ma la presenza
italiana era già apparsa sulla scia di Atanasio il Grande.
LA
GRANDE LAVRA
Cosa
raccontare della Madre degli Amalfitani, la Lavra dell'Athos? Essa fu costruita
fra il 961 e il 965 da sant'Atanasio il Grande col patrocinio dell'Imperatore
Niceforo Foca. Questo Basileus era il
nipote dell'abate Michele Maleinos di Kyminas, il quale a sua volta era il
padre spirituale di sant'Atanasio, e quest'ultimo fu a sua volta il direttore
spirituale dell'Imperatore. Niceforo aveva promesso di prendere i voti
monastici se avesse vinto contro i Saraceni, ma mancò di eseguire la sua
promessa dopo la grande vittoria riportata a Creta nel 961 contro l'armata
araba: la costruzione della Lavra fu un gesto d'espiazione per aver evitato di
prendere i voti.
IVIRON
Il monastero
di Iviron, la prima casa sorella di Amalfion, fu fondato attorno al 980 da san
Giovanni l'Iberico, non distante dal monastero τά Κλήμεστος, dedicato prima a
san Giovanni Battista e dopo alla Madre di Dio. Sappiamo che sant'Atanasio si
addormentò nel Signore fra il 997 e il 1011, san Giovanni di Iviron nel 1006, e
sant'Eutimio nel 1028. Le date più precise in nostro possesso per la fondazione
di Amalfion, ottenute da documenti greci, georgiani e dalle cronache di Monte
Cassino, parlano del cenobio costruito fra il 985 e il 990, dopo che gli
amalfitani ebbero vissuto alcuni anni nel grande centro multietnico della
Lavra, all'ombra di sant'Atanasio.
LEONE
DI OSTIA
Leone di
Ostia, redattore della Cronaca di Monte
Cassino, dipana alcune ombre sulle storie di Amalfion. Ci viene detto che
nel 986 avvenne uno scandalo: il ventottesimo abate di Monte Cassino venne
intronizzato per discendenza, con un atto di nepotismo, senza una elezione così
come viene invece raccomandato dalla Regola del santo di Norcia. Il nome di
questo abate è Manso, un familiare del potente duca Pandolfo, Signore di Capua[8].
L'Abate Manso era un uomo dissoluto, e ciò provocò l'abbandono di Monte Cassino
da parte di molti monaci, inclusi Giovanni da Benevento, Teobaldo, Lizio e
altri cinque monaci i cui nomi non furono trascritti. I primi tre si recarono a
Gerusalemme, gli altri cinque in "Longobardia", termine ambiguo per
designare i territori longobardi in genere, forse Spoleto, probabilmente invece
in Calabria. Giovanni di Benevento si spostò successivamente sul Monte Sinai,
vivendo là sei anni circa, e giunse infine in Grecia, "in luogo che
chiamano Aghion-Oros",
sistemandosi ad Amalfion, fra i suoi conterranei. Fu lì che san Benedetto
apparve a Giovanni in sogno, dicendogli di tornare a Monte Cassino perché fosse
eletto abate. Manso morì nel 997, e Giovanni, terzo del suo nome, fu il
ventinovesimo abate di Monte Cassino.
IL
SECONDO LEADER DI AMALFION
Monsignor
Rousseau, nel suo articolo sull'Athos in << Revue liturgique et
monastique >>, 14 (1929), conclude che Giovanni III di Benevento arrivò
sulla Sacra Montagna approssimativamente nel 993. Apparentemente, mentre
Giovanni soggiornava ad Amalfion, il governo del monastero non era più sotto il
santo fondatore Leone, ma la direzione era passata alle mani di un certo abate
Giovanni. Per quello che è stato rinvenuto nei documenti scritti nel 991, un
tale higumen Johannes si firma come
tale in un atto.
PIONIERI
DELL'ATHOS
Allo stesso tempo, Amalfion figura come uno
dei primi monasteri attivi sulla Montagna intenti a portare la vita cenobitica
sull'Athos, assieme alla Lavra, a Iviron, a Esphigmenou e a Vatopedi, fondato
lo stesso anno di Amalfion. Esso era stato concepito evidentemente da
sant'Atanasio per essere uno dei venti centri monastici della Montagna. A
seconda del periodo, Amalfion è citato come essere il secondo, il quarto, il
quinto o il sesto in grandezza e importanza, fra i monasteri attivi.
RIEPILOGO
DEL PRIMO AMALFION
Riassumiamo
adesso i tratti principali di ciò che abbiamo scoperto finora riguardo il primo
periodo di Amalfion. Il fondatore del monastero latino degli Amalfitani, Leone
di Benevento, giudicato uomo pio e devoto, era un amico di sant'Atanasio.
Attorno al 980 venne sull'Athos assieme ad altri sei discepoli, mentre allo
stesso tempo Iviron dei georgiani veniva costruito. Dal 980 al 984 Leone e i
suoi vissero alla Lavra di Atanasio, fra i quali discepoli conosciamo Giovanni
e Arsenio. Leone costruì dunque il suo cenobio fra il 985 e il 990, con un
sostegno economico da parte di san Eutimio di Iviron. Dal 991 in poi la
direzione del monastero passa all'abate Giovanni, sotto la cui tutela
spirituale vivrà per un certo periodo il futuro Giovanni III di Monte Cassino.
UN
ESEMPIO OPPOSTO: I GRECI IN OCCIDENTE
Se è possibile
che vi fossero presenti dei monasteri latini in terre greche, come abbiamo citato
anche a Gerusalemme e Costantinopoli, è possibile trovare presenze greche anche
sul suolo occidentale, soprattutto italo-greci fuggiti dalle incursioni
saracene in Calabria, dopo il 942. Vediamo dunque adesso tre esempi di
sostanziosi monasteri greci, immagini speculari di Amalfion.
Valleluce. San Nilo di
Rossano, un greco di Calabria, venne a Monte Cassino al tempo dell'abate
Aligerno. Quest'ultimo accolse favorevolmente Nilo e i suoi monaci, permettendo
loro di celebrare i servizi di rito greco. Iniziarono dunque a comparare i
servizi divini, e Aligerno persuase san Nilo e i suoi a colonizzare una terra
poco lontana da Monte Cassino, a Valleluce. Là Nilo fondò dunque il suo cenobio
e scrisse un inno ad onore di san Benedetto, in lingua greca. L'Abate Aligerno
morì nel 984, anno in cui l'empio Manso fu installato come successore. Il
monastero di San Michele di Valleluce rimase di rito greco fino al 1014, fino a
quando san Nilo e i suoi seguaci se ne andarono.
San Bonifacio sull'Aventino.
Nella città di Roma, papa Benedetto VII (+983) donò il monastero di san
Bonifacio sul colle Aventino al vescovo Sergio di Damasco, il quale si era
trasferito nell'Urbe assieme ai suoi monaci nell'anno 977. Attualmente noto
come sant'Alessio, il monastero era bi ritualista. Durante le reggenze dei
primi due abati, Sergio (977-981) e Leone (981-999), le due ali, quella greca e
quella latina, convivevano sotto un unico abate. I greci seguivano il loro typikon, i latini vivevano
nell'osservanza benedettina. Nell'ultimo quarto del X secolo, san Bonifacio
divenne il monastero più importante di Roma, colmato di benefici tanto dai papi
quanto dagli imperatori germanici. Il secondo abate, Leone, divenne arcivescovo
di Ravenna nel 999, ed è un esempio dei numerosi italo-greci che ottennero
posti di prestigio in quel secolo.
Grottaferrata. Come terzo
esempio di un monastero greco fiorente in terra Latina, non potevamo non
studiare il caso di Grottaferrata. San Nilo di Rossano, abbandonata Valleluce
nel 1014, col favore del conte Gregorio I di Tuscolo fondò vicino a Roma il
grande cenobio di Grottaferrata, e uno degli abati, san Bartolomeo il Giovane,
fu padre spirituale di papa Benedetto IX, convincendolo ad abbandonare il trono
papale nel 1044.
IN
OCCIDENTE QUANDO FU ABBANDONATA LA GRECITÀ?
I monaci greci
che vissero in Occidente furono ovunque acclamati per il loro zelo ascetico e
la loro devozione. Contrariamente alle esperienze latine in Oriente, si nota
quanto segue:
a) I greci
preferivano vivere come eremiti.
b) Essi
facilmente venivano accolti in comunità latine.
c) Solitamente
creavano comunità miste, come ad esempio il monastero mezzo greco e mezzo
irlandese fondato da san Gerardo di Toul in Francia.
d) Essi
costruivano monasteri di rito greco sotto la giurisdizione diretta del vescovo
latino locale.
Questi
quattro argomenti andavano spesso a
favore dei greci, i quali venivano sempre accolti con generosità. Fu solamente
con l'avvento della riforma papale dell'eretico Gregorio VII alla fine del XI
secolo che i riti greci ( e i riti latini non romani) furono messi al bando e
ostacolati, e che i monaci greci furono estraniati dalla latinità. Ma non è
questo il caso di studiare questo dramma, torniamo piuttosto sul Monte Athos.
LO
SVILUPPO DI AMALFION
Col passare
del tempo, Amalfion si orientò sempre più verso il mondo Latino, com'era
prevedibile, ed esso rappresenta l'unico monastero di lingua non greca che
appare sui documenti della Montagna. Il cenobio amalfitano era uno dei centri
principali e l'abate Giovanni è il firmatario di molti atti trascritti
sull'Athos. Fra i tanti, Giovanni firmò l'elezione del Protos[9]
Niceforo, accanto alla firma di Eutimio di Iviron, al quinto posto; L'igumeno
latino firmò anche nel 1016 un accordo fra due abati, segnandosi al sesto
posto, dopo Giorgio di Iviron, e nel 1017 è giudice di un contenzioso
territoriale, e in questo caso la firma dell'abate latino viene immediatamente
dopo quella del Protos. La posizione
nella firma dei documenti era relativa all'importanza del monastero nel
complesso delle fondazioni. Nell'aprile 1035 il Protos assegnò come nuovo igumeno del monastero di san Nicola dei
Rudaviani un certo Basilio, e Giovanni "humilis monachus et abbatis amalfitanus"
si firma subito dopo Giorgio di Iviron. La posizione del monastero georgiano è
sempre stata tenuta in gran conto da parte degli athoniti, e il fatto che
Amalfion succeda spesso immediatamente ad Iviron è prova del fatto che veniva
molto rispettato. Nel Secondo Typikon
della Sacra Montagna, redatto nel 1045, privilegi speciali furono accordati ai
Latini, come ad esempio quello di possedere un vascello più grande, nave che
serviva ai monaci per recapitare e ricevere merci dalla colonia amalfitana sita
in Costantinopoli.
GLI
ANNI DOPO LO SCISMA
Parliamo
adesso della vita di Amalfion dopo lo scisma del 1054 fra la Chiesa di
Costantinopoli e la Chiesa di Roma. Curiosamente, pare che lo Scisma non abbia
prodotto alcun effetto sui monaci latini del Monte Athos: sicuramente essi
rimasero in comunione coi Greci. Una lettera giunse ad Amalfion nel 1070, nella
quale si cercava di montare una discussione circa l'uso del pane azzimo e
lievitato. La risposta, se vi fu, non è stata mai tramandata. Ci sono
indicazioni che, sebbene gli Amalfitani di Costantinopoli si schierarono col
papato, gli Amalfitani dell'Athos scelsero il partito ortodosso. E' curioso
come anche se l'Italia - patria degli abitanti di Amalfion - divenne in gran
parte cattolico-romana, i padri di Amalfion non caddero in declino, ma anzi,
nel 1081 è documentato che i monaci di Kosmidion fecero una concessione a
Benedetto, << monaco e superiore del Monastero Imperiale degli Amalfitani[10]
>>. Al contrario, in una bolla di Alessio I Comneno così come nei
documenti imperiali consecutivi, il monastero Amalfion non viene più chiamato
"imperiale", e tale titolo venne mantenuto solo sull'Athos. Prima del
1052, a Costantinopoli vivevano circa sessantamila latini, e avevano il proprio
clero e le proprie strutture. L'Imperatore Costantino IX iniziò a ostracizzare
i latini quando i normanni cominciarono a destrutturare il clero di rito greco
in Italia meridionale. Tuttavia, Amalfion continuò ad essere uno dei monasteri
più rispettati sulla Sacra Montagna. Un documento nel 1083 testimonia un tal
Demetrio, abate degli Amalfitani. In un protocollo del Protos Sabba nel 1087, riguardante il monastero Chaldos, la firma
dell'abate di Amalfion figura in seconda posizione, anche se la firma
dell'abate è in lingua greca, ma con caratteri latini (!).
IL
DODICESIMO SECOLO
Nel 1108 viene
firmato un altro protocollo dal monaco Vito, "igumeno", cioè abate, degli Amalfitani. In un'altra
bolla imperiale di Giovanni II Comneno, Amalfion riceve dei territori di Zichnai
e Serrai più volte fra il 1118 e il 1143. Le donazioni di territorio
edificabile dimostrano che Amalfion continuava a crescere nel dodicesimo
secolo. Nel 1169 in un altro documento appare la firma dell'abate degli
Amalfitani "di santa Maria". E' la prima volta, in un documento, che
il cenobio si presenta con la sua dedicazione. Un rovescio di fortuna degli
athoniti benedettini lo abbiamo nel 1186, quando i bizantini massacrarono dei
latini a Costantinopoli a causa di screzi sulle crociate, ed ebbero
ripercussioni anche sull'Athos, secondo una nostra congettura.
CONTRIBUTI
LETTERARI DI AMALFION
Gli Athoniti
di Amalfion contribuirono a tradurre molte vite di santi orientali in lingua
latina. Il miracolo di san Michele al santuario di Cronae fu tradotto da un
certo monaco Leone. Nel suo prologo leggiamo:
<< Io,
Leone, l'ultimo degli indegni, e l'ultimo dei monaci, sono stato esortato da
tutti i miei fratelli del cenobio latino del Monte Athos, il quale viene
chiamato Agionoros, di tradurre
questo testo in lettere latine. Io, conscio della mia mancanza d'abilità, sono
totalmente digiuno dagli artifizi letterari e ignorante, ma obbedendo al loro
comando, ho molto sofferto nel tradurre in lingua latina quello che potei, e
come potei, in modo assai semplice. >>
Questo Leone
specifica anche di non voler tradurre parola per parola, ma piuttosto
"senso per senso". Pare che questo Leone abbia vissuto nel chiostro
alla fine del X secolo: che sia il fondatore, Leone di Benevento? non è
improbabile. Nel XI secolo troviamo un altro Leone, quasi anonimo, il quale
funge da interprete fra greci e latini, e tradusse le vite dei santi Abibo,
Guria e Samone. Due versioni delle loro vite sono giunte a noi in latino, e una
di esse da questo amalfitano. Un terzo Leone, molto probabilmente un
amalfitano, tradusse le vite dei santi Barlaam e Josafat in lingua latina
durante il suo soggiorno a Costantinopoli, "nel sesto anno del glorioso e
pio signore Costantino Monomaco Augusto" ossia il 1048 o il 1049. L'ultimo
dei contributi agiografici l'abbiamo da un certo Giovanni di Amalfion al limite
del XI secolo, il quale si firma umilmente come "l'ultimo dei preti e dei
monaci". Egli tradusse in latino le vite dei santi Giorgio e Nicola, san
Giovanni l'Elemosiniere, Sant'Irene, san Giovanni il Kalibita, e il Libro dei Miracoli. Probabilmente questo
sacerdote amalfitano fu uno dei due abati di Amalfion, o quello del 991 o
quello del 1035. Alla fine della sua vita, l'abate Giovanni sovra menzionato si
recò a Costantinopoli per fondare un suo proprio eremo.
DECLINO
DI AMALFION
Nel 1198 il
monastero di Santa Maria degli Amalfitani è citato in una bolla dell'imperatore
Alessio III. Dopo di questo documento, si nota un declino sempre maggiore del
convento sull'Athos fino al XIII secolo. Le ragioni della decadenza di Amalfion
non sono affatto incerte: l'estraniamento sempre maggiore fra la scismatica
Roma e la Chiesa Ortodossa, il crollo della potenza di Amalfi, la forza di
Venezia come prima dama fra le repubbliche marinare, e soprattutto gli
atteggiamenti anti-latini assunti dall'Impero d'Oriente dopo l'orribile
episodio del 1204, quando i crociati saccheggiarono Costantinopoli invece di
rispondere all'appello dell'Imperatore contro i turchi. Durante questi anni
difficili, il papa Innocenzo III scrisse due epistole ai Padri dell'Athos,
senza tuttavia menzionare il monastero Benedettino colà ancora attivo. E'
possibile - ma solo una congettura - che gli ecclesiastici papisti tenessero
silenzio sull'attività degli amalfitani. E' certa, ad esempio, l'attività di
proselitismo del Pier Damiani attraverso una lettera del 1060, nella quale
ricordava ai monaci della chiesa del Salvatore a Costantinopoli la lealtà da
dovere alla sede romana, e in tale lettera non menziona Amalfion, che come
abbiamo visto scelse il partito ortodosso. Un'altra missiva papale, di Onorio
III nel 1223, viene spedita ai crociati del Negroponte nella quale si fa
menzione di un monastero sulla Sacra Montagna "disobbediente alla sede
apostolica e ribelle". Forse si riferiva ai greci? O implicava, fra i
ribelli, anche i benedettini? Non ci è dato sapere.
AMALFION
CESSA DI ESSERE LATINO
Non conosciamo
come proseguì la vita di Amalfion nel secolo XIII. Nel 1287 viene presentato
come praticamente defunto. E' probabile che alla comunità, ben prima del 1287,
mancassero finanziamenti e sostentamento sia spirituale che temporale. E' per
questo che nel 1287 il protos
Giovanni, su richiesta della Lavra, incorpora i benedettini athoniti
all'interno della Grande Lavra.
Il
trasferimento fu confermato sia da una gramma
del patriarca Gregorio II di Costantinopoli e da un prostagma dell'Imperatore Andronico II Paleologo. Il monastero di
Molphinou, come viene chiamato, risulta dilapidato e privo di direzione
spirituale, di possibilità economiche e strutturali, così come le sue
dipendenze (kellia) che vanno presto
in rovina. Non vi è alcuna possibilità,
dicono i documenti, di "poter ripristinare i sacri riti per pregare per la
salute dell'Imperatore e della Chiesa" e quindi su richiesta degli
igumeni, i monaci rimasti verranno condotti alla Lavra dove riceveranno
sostentamento e possibilità di vivere i loro carismi.
E' da notare
che in questi documenti non vi è alcun segno di ostilità confessionale, né di
controversia, né accuse di slealtà verso i monaci di Amalfion. Viene spesso
detto che la chiusura del 1287 fu dettata da un sentimento anti-latino di
corte, ma è scorretto giacché:
a) il
monastero non fu formalmente chiuso, ma solo trasferito.
b) Non ci sono
segni documentati di tensione religiosa e politica.
LONTANI
DA AMALFION
Siamo quasi a
conclusione della nostra piccola storia. Certamente Amalfion perse la latinità
nel 1287, e scompare dal numero dei monasteri presenti sull'Athos. Ci furono
forse delle pretese diverse e subdole, dietro la pacifica richiesta del 1287?
pare proprio di no. L'edificio ormai decadente e abbandonato fu razziato e
distrutto da una incursione piratesca del 1307, il più sanguinario evento della
storia del Monte Athos: un gruppo di mercenari spagnoli, licenziati
dall'Imperatore d'Oriente per la loro cupidigia sregolata, si recò sulla costa
dell'Athos per assaltare i monasteri là presenti. I loro attacchi, alieni da
ogni misericordia, furono così sistematici e brutali che da più di 200 cenobi
attivi, nel XIV secolo rimangono solamente 25 monasteri abitati, e Amalfion
scomparve silenziosamente.
E' una triste
fine per un monastero edificato da santi asceti così tanto apprezzati dai loro
contemporanei greci. Amalfion sta tornando ad esser conosciuto adesso che
nell'Ortodossia Bizantina la liturgia latina è stata riscoperta da circa 200
anni, e questa storia ci porta a comprendere meglio come "non esiste ne
greco ne giudeo", non oriente o occidente, quando si è uniti dalla Fede.
SCOMPARSA
TOTALE - OPPURE NO?
Amalfion è
solamente il relitto di un passato oscuro e scomparso? Questo scrittore non può
certo pensarla così. Il Catholicon di
Amalfion rimane in piedi. La torre, così squadrata, rara e meravigliosa fra le
torri athonite, blasonata con un'aquila, così come il cimitero e ciò che rimane
dello scalo, impongono sempre osservazione e silenzio. Al giorno d'oggi solo
qualche eremita è presente nei dintorni di quel luogo, e adesso dove un tempo si
ergeva Amalfion vi è solo una colonia di serpenti.
Gli studenti
di Amalfion sperano che un giorno avranno accesso al sito per poter studiare e
scavare fra le rovine. I Cristiani
ortodossi, avendo superato gli assalti sanguinosi del XX secolo che tentarono
di distruggere la Fede, gioiscono dell'indistruttibilità della Fede Ortodossa,
la vera forza che tenne in piedi Amalfion nei suoi secoli di fioritura. Ma ci
sono ancora due punti sui quali riflettere.
PENSIERI
PER OGGI
Per prima
cosa, occorre dire che nell'Ortodossia contemporanea sta avvenendo la
restaurazione del retaggio rituale latino. Così come sono stati piantati questi
semi nell'Occidente decaduto di oggi, c'è da augurarsi che i cuori infiammati
dei convertiti non solo siano ispirati dall'ortodossia di questi athoniti, ma
anche dal loro lascito rituale, sperando che ai posteri spetti una rifioritura
della Fede per mezzo delle loro preghiere.
Per i nostri
fratelli di rito occidentale, spero che possano portare a compimento il lascito
spirituale di Amalfion. Possano essi guardare sempre alla trasformazione che
l'ascetismo ortodosso produce nell'individuo, e non al consumismo
dell'Occidente, come chiave vincente per il successo dell'essere giustamente
Occidentali nella propria ortodossia. Senza questa spiritualità genuina, la
ricchezza è di scarso valore. Dopo un così lungo inverno, possano gli Ortodossi
d'Occidente avere una prolungata primavera: se Dio sarà compiaciuto del nostro
operato, potrebbe far sbocciare grandi fiori nella Chiesa Universale.
In secondo
luogo, non è da escludere che Amalfion possa essere rifondato come Monastero
ortodosso di rito Latino, popolato nuovamente da padri occidentali di regola
benedettina. Così come il vescovo John Shaw ha ampiamente dimostrato[11],
la liturgia occidentale ortodossa non ha mai smesso di essere celebrata nella
storia, sebbene sia diventata sempre più sporadica, e non sarebbe certo una
innovazione la sua re introduzione, ma il sommo argomento che la Fede ortodossa
è Universale.
Infine, vista
l'infestazione di serpenti, san Patrizio sarebbe davvero d'aiuto.
CRONOTASSI
DEGLI
ABATI E DEI NOMI NOTEVOLI
DEL
MONASTERO DI SANTA MARIA DEGLI AMALFITANI SULLA SACRA MONTAGNA DELL'ATHOS
Dic. 984 --- monaci
Giovanni e Arsenio, viventi alla Lavra di Atanasio.
985-990 ---
Leone, fratello del Duca Pandulfo II di Benevento, fonda il monastero con sei
discepoli.
986-993 ---
Arrivo di Giovanni da Benevento, fino alla sua elezione a Monte Cassino.
Nov. 991 ---
Giovanni Amalfitano è eletto Abate.
Apr. 1012 ---
un Giovanni si firma Abate.
Feb. 1016 ---
un Giovanni si firma Abate.
Mag. 1017 ---
un Giovanni si firma Abate.
Apr. 1035 ---
un Giovanni è eletto Abate.
Lug. 1081 ---
Benedetto si firma Abate.
1083 ---
Demetrio si firma Abate.
Aug. 1087 ---
Vito si firma Abate.
Set. 1108 ---
Vito (II?) si firma Abate.
Aug. 1169 --- <<
M. >> (Mauro? Maurizio? Manso?) si firma Abate.
1198. Menzione
di Amalfion nei documenti ufficiali del governo.
Aug. 1287 ---
Amalfion viene integrato alla Lavra.
1307 ---
Devastazione di Amalfion da parte dei pirati.
[1]
Karakallou era, un tempo, il monastero degli Albanesi.
[2] Invero, a Costantinopoli abbondavano i monasteri latini: un altro di essi era il Monastero della Santissima Vergine Maria "Varagiotissa", ossia della Guardia Variaga, i cui membri, soprattutto anglosassoni e vichinghi russi, avevano un clero proprio di rito latino. Pare che a Costantinopoli i monasteri latini fossero tutti mariani.
[3] Vi erano altri due complessi religiosi per i latini a Gerusalemme: una cappella femminile dedicata alla Maddalena e una cappella maschile dedicata a san Giovanni l'Elemosiniere patriarca di Alessandria.
[4] Nota anche come basilica del Santo Sepolcro.
[5] Il typikon (lat. Ordo) era ed è l'insieme di regole, canoni e formule d'officio che una Chiesa locale, una parrocchia o un monastero possiedono.
[6] La giurisdizione passò da Roma a Costantinopoli nel 731 a opera del basileus Leone III Isaurico l'Iconoclasta, il quale per ripicca traslò il governo ecclesiastico da una provincia all'altra, giacché il papa Gregorio II suo contemporaneo difese le icone, piuttosto che mettersi dalla sua parte. Fino alla conquista normanna, inoltre, gran parte del Meridione era anche politicamente controllato dai Bizantini, ad esclusione di Benevento e di Spoleto, ducati longobardi. Fino alla conquista da parte normanna, la città indipendente di Napoli era governata da una famiglia greca, gli Spartenos, anche se la città era di rito latino.
[7]
I Dialoghi di san Gregorio Magno, nei
quali anche viene descritta la vita di san Benedetto da Norcia, furono tradotti
in lingua greca da san Zaccaria il Papa di Roma nel VIII secolo, ed ebbero una
discreta diffusione in Oriente, tanto che i greci chiamano Gregorio magno "Il
Dialogo" o "Il Dialogista", in memoria della sua opera. I Dialoghi furono poi tradotti da
Sant'Eutimio di Iviron in lingua georgiana, proprio all'inizio del XI secolo.
[8] Fino alla conquista normanna della penisola, Capua e il suo interland erano uno stato indipendente.
[9] Il Protos sull'Athos è la massima autorità della Montagna.
[10]
Il titolo "Imperiale" veniva concesso, per antonomasia, alle
istituzioni bizantine, quindi ortodosse.
[11]
Alcuni documenti slavo-athoniti dimostrano occasionali celebrazioni di liturgie
con il canone romano trasmesso da san Gregorio Magno, noto in oriente come
"Liturgia di san Pietro". Alcuni Vecchi Credenti in Turchia hanno
adottato il Canone Romano fino al 1963, salvando la pratica liturgica occidentale
pre-tridentina in lingua slava.
Artcolo molto interessante che alza il velo su fatti storici poco o per nulla noti almeno ai più.
RispondiEliminaL' esistenza di monasteri latini in terra orientale e soprattutto sul Monte Athos in epoca così remota offre lo spunto per molte salutari riflessioni, almeno per uno battezzato nella chiesa romana come me. Molto interessante vedere come la cosiddetta "riforma gregoriana" pare, abbia alterato un equilibrio spirituale, liturgico ed ecclesiastico che durava dai tempi apostolici o quantomeno dalla fine delle persecuzioni.
Interessante come da noi Ildebrando di Soana sia il Santo papa affermatore della supremazia romana certamente sulle ingerenze imperiali ma anche su tutti gli altri episcopati, cosa questa non pacifica neanche in occidente, mentre per gli ortodossi sia considerato eretico.
Quando si viene a conoscenza che fino alla fine del primo millennio le tradizioni liturgiche greche e latine convivevano in fraternità si ha la sensazione di respirare aria buona a pieni polmoni.
Il punto è: come fa oggi la chiesa romana a recuperare quell' antica armonia? Sembra che sia proprio la chiesa romana a dover percorrere la strada più lunga.
Molte grazie.