L'introito della terza domenica di Avvento è Gaudete, la quale vede un rilassamento della pratica del digiuno. Abbiamo queste notizie sia nella Lettera ai Bulgari di Papa Niccolò (+867) sia dalla semplice tradizione non scritta, che prevede la presenza di fiori in chiesa - generalmente evitata durante i periodi di digiuno - sia dal permesso di mangiare alimenti di origine animale come il formaggio e l'olio di lardo (oleum lardivum) che, in accordo ai Padri Latini, non rompe il digiuno.
Sebbene le traduzioni più arcaiche privilegino un sonoro "godete", mi sembra più opportuno rendere con "gioite" o "rallegratevi" giacché in italiano il verbo "godere" ha raggiunto un utilizzo certamente più mondano. Pertanto, propongo la traduzione dell'antifona come segue:
Gioite sempre nel Signore: ve lo ripeto: gioite. La vostra modestia sia manifesta a tutti gli uomini: il Signore è vicino. Non vi tedi alcuna mondanità, ma in ogni circostanza manifestate a Dio i vostri bisogni. Hai benedetto, o Signore, la tua terra: hai liberato Giacobbe dalla schiavitù. Gloria al Padre… Gioite sempre nel Signore, ve lo ripeto: gioite.
I testi sono due citazioni dirette, la prima dalla Lettera ai Filippesi di san Paolo (4:4-6) e la seconda parte dal salmo 83:2. Ci stiamo avvicinando al Natale del Signore Gesù Cristo e il testo delle antifone e e degli inni liturgici in generale diventa più profondo e profetico. Non solo una lontana speranza, o una puerile felicità, ma questi testi parlano chiaramente di una profonda gioia spirituale. Il Signore, la Speranza degli uomini, è vicino: manifestiamo a Dio la nostra volontà di essere partecipi della gioia spirituale di vivere nella Sua luce. Come ci ricorda il salmo: siamo liberi dalla schiavitù del male, della morte. Il Signore è vicino: esultiamo. Questo è il segreto dell'Avvento: non viviamo più sofferenti nei nostri piccoli pensieri, ma abbracciamo il Creatore e lasciamoci trasformare dalla sua benevolenza.
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