Iconografia lombarda - Santa Maria Foris Portas

 La chiesetta di santa Maria Foris Portas è un edificio religioso nel Parco Archeologico di Castelseprio e vanta una notevole rimanenza di iconografia ortodossa latina dell'VIII secolo, un interessante connubio fra arte classica e germanica. Prevale la concezione simbolica nei dipinti e negli stucchi, anche se si nota una reminescenza di prospettiva così come l'arte romana la intendeva nei primi secoli dopo la nascita del Salvatore. Gli affreschi antichi rimasti si dispiegano sulle pareti dell'abside centrale, compreso il lato che dà verso la chiesa, separato dalla navata da una parete dove si apre un arco a tutto sesto. Ecco come si presenta l'edificio all'esterno dopo essere stato restaurato nel XI secolo. 


Il tema principale del ciclo iconografico è la Nascita di Cristo, probabilmente la dedicazione originale della chiesa. Nell'immagine sottostante vediamo i dettagli rimasti della Presentazione al Tempio di Cristo, nota anche come festa della Candelora (2 febbraio). La Madre di Dio, con aureola dorata, offre il Bambino al Giusto Simeone. 


La scena sottostante invece è una Natività. Si nota l'influenza iconografica bizantina che preferisce la Madre di Dio partoriente ma distesa sul fianco, ma l'icona è arricchita dalla presenza dei tre Magi, raffigurati in basso con un abbigliamento che vuole richiamare l'Oriente. 



Questa immagine invece è il Sogno di Giuseppe quando riceve l'illuminazione e decide di non abbandonare la Vergine Maria. L'Angelo è raffigurato con la mano benedicente a due dita, che simboleggiano la doppia natura (divino-umana) di Cristo.  



In queste due immagini (la prima nel completo e la successiva particolare) è raffigurato il Cristo Maestro che benedice. Il modello è il Cristo del Sinai ma nella mano sinistra tiene una pergamena, che simboleggia i quattro Vangeli. 



In questo affresco si notano l'Annunciazione (a sinistra) e un particolare, forse, della Visitazione ad Elisabetta. L'abbondanza di particolari sulle vicende mariane che precedono la nascita del Redentore continua a confermare l'ipotesi della dedicazione della Chiesa. 


Il particolare vede la Madonna mentre è sottoposta all'ordalia secondo gli antichi rituali ebraici, in accordo con la narrazione del Proto-Vangelo di Giacomo (Vangelo Apocrifo). Nei capitoli XV e XVI del testo suddetto, la Madre di Dio è condotta dai sacerdoti del tempio con l'accusa di aver violato la verginità che le servitrici del Tempio dovevano conservare per il loro servizio; essi fanno bere alla Madre del Salvatore una acqua avvelenata, ma questa non sortisce alcun effetto poiché la Madre di Dio è innocente.


La Madre di Dio sull'asino testimonia la festa della Cristoforìa (7 gennaio) negli antichi calendari occidentali, celebrazione importata dall'Egitto, nella quale si comemmora la fuga della Santa Famiglia dalla terra natale in Egitto per proteggere il Bambino Divino da Erode e dai suoi sgherri.



La ricchezza espositiva di questi affreschi testimonia ancora una volta come la tradizione della Chiesa sull'iconografia e sulle immagini non conosce mai periodi di decadenza, e che l'uso delle chiese spoglie o prive di immagini e di pitture è una esperienza tarda del mondo occidentale. 

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