Dal sito web Britannica riceviamo un riassunto formativo e dettagliato della storia del Diritto Canonico occidentale e dei suoi sviluppi.
Dal 300 al 550 circa, la Chiesa d'Occidente, a differenza delle Chiese Orientali, aveva già un buona e salda unità canonica basata sui Decretali dei papi romani [1] e l'accettazione dei concili africani. Nel 419 il Concilio di Cartagine fu accettato sia in Oriente che in Occidente, includendo anche il Concilio di Ippona (393) e il Terzo Concilio Cartaginese (397). I vari luoghi della Cristianità Occidentale che godevano di particolare autonomia, come le Gallie e la penisola iberica, avevano le loro collezioni canoniche locali, come per esempio l'Hispana (IX secolo) che collezionava tutti i canoni locali dei secoli precedenti. Circolavano specialmente i decreti dei concili africani, ispanici e romani per tutto il territorio occidentale, oltre che a pregevoli compendi composti da illustri ecclesiastici come per esempio il Statuta Ecclesiae Antiqua (Antichi Statuti Ecclesiastici) composto nel 480 da san Gennadio di Marsiglia. Sotto papa Gelasio I (+496) fu imposto in Italia un unico codice canonico per contrastare lo scisma di Acacio, patriarca di Costantinopoli, il quale favoriva il monofisismo. La più importante raccolta della cristianità occidentale rimane il Liber Canonum di san Dionigi il Piccolo (+544), famoso monaco della Scizia Minore (attuale Romania, vicino Costanza), il quale visse a Roma, e che calcolò la data della nascita di Cristo e formulò il calcolo della Pasqua così come ancora praticato nella Chiesa Ortodossa. Sempre a san Dionigi il Piccolo si deve la stesura dei Decretali Papali da Papa Siricio a Papa Anastasio II. Nel 555 appare a Roma la Collezione Avallana, un nomocanone [2] contente influenze germaniche. Nella allora fiorente Chiesa Africana appare, sempre nel VI secolo, la raccolta Breviatio Canonum del Diacono Fulgenzio, morto nel 546, e la Concordia Canonum Cresconii, la quale ebbe diffusione anche in Gallia.
La regione della Gallia, abitata da molti popoli i quali iniziavano anche un processo di creazione di regni indipendenti (bretoni, burgundi, aquitani...) non aveva invece una raccolta sistematica e ogni diocesi (oggi le chiameremmo "metropolie") aveva la sua specifica raccolta canonica. Per citare una delle sedi più impotanti della cristianità gallicana, la sede di Arles possedeva il Liber Auctoritarum ("Libro delle Autorità"), un nomocanone nel quale si indicavano anche i privilegi della sede episcopale. La prima raccolta unificata per tutta la Gallia appare nel VII secolo sotto il nome di Collectio Andegavetis.
La Spagna dopo la conversione di Re Recaredo (587) visse un periodo di pace politica e il regno visigoto-mozarabico generò un interessante connubio fra Chiesa e Stato su modello della sinfonia bizantina. I vari Concili di Toledo lungo i secoli erano chiamati anche per uniformare tutta la penisola alle nuove norme ecclesiastiche. I canoni di san Martino di Braga (+563) furono poi raccolti nella Hispana del IX secolo, grande opera enciclopedica del diritto canonico locale ispanico, riconosciuta anche dopo lo scisma da papa Alessandro III (1215) come "diritto canonico ufficiale in Spagna".
Nel mondo anglosassone e irlandese, oltre ai Penitenziali vennero a generarsi interessanti compendi canonici formati da detti dei Santi Padri e da riassunti del Pentateuco, come per esempio il Liber ex Lege Moysi o la Collectio Hibernensis, entrambi del VII secolo.
Con la nascita dell'Impero Carolingio nel IX secolo, la Chiesa Imperiale riorganizzò il diritto canonico nei Capitularia Ecclesiastica, compilati e ufficializzati dalla raccolta del 827 dell'abate Ansegiso. Nel 774 Carlo Magno aveva ricevuto da papa Adriano I una collezione di canoni, la Dionisiana-Adriana, la quale ebbe sistematica diffusione nei confini imperiali dall'anno 800. La monumentale opera di Egino abate di Prum (+906), Libri duo de synodalibus causis et disciplinis ecclesiasticis, diventa un manuale per le controversie fra giurisdizioni ecclesiastiche e una guida per la liturgia e i costumi monastici e clericali. Nell'anno 1000 appare la Collectio Anselmo dedicata, un compendio di canoni che cerca di favorire il primato papale, prodotto in Nord-Italia. I Decreti di Burcardo di Worms (+1025) diventano un altro libro molto diffuso nelle cattedrali della Chiesa Imperiale in Italia, Germania e Francia, con indicazioni per la vita curiale, la liturgia, la ortoprassi.
Con l'avvento della riforma gregoriana di Gregorio VII, il quale impose l'autorità papale, il filioque, il celibato forzato del clero e condusse una fervida lotta contro i localismi, i Canoni e le raccolte canoniche iniziarono ad essere una prerogativa papale e non fu più permesso ad una Chiesa Locale di adottare un codice di diritto canonico che non fosse approvato da Roma. Nel 1140 Giovanni Graziano compila il Decretum Gratiani, la somma dei canoni occidentali, considerata da allora fino ad oggi la fonte ufficiale della Chiesa cattolico-romana. E qui la nostra ricerca giunge al termine, giacché il nostro studio voleva dimostrare come la Chiesa d'Occidente fosse un corollario di Chiese Locali che furono, a poco a poco, assoggettate al potere romano.
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FONTI E NOTE
1) si tratta di consigli autorevoli dettati dai papi ai vescovi d'Occidente che domandavano loro risposte su temi etici, dogmatici o liturgici.
2) I nomocanoni sono raccolte canoniche nelle quali vi è sia legge ecclesiastica che legge civile, ad uso di entrambi i poteri.
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