La preghiera incessante, confluita poi nella tradizione esicasta della Chiesa d'Oriente, è una pratica che nasce con il Cristianesimo stesso. San Paolo stesso ci esorta a pregare senza interruzione. (cfr. 1Tessalonicesi 5:17). San Clemente Alessandrino (+215), nei suoi Stromata (cap. VII) dice: "benché sia raccomandato che il cristiano preghi alla terza, alla sesta e alla nona ora, il cristiano perfetto prega durante tuttala vita". E' nella Provenza gallo-romana che si hanno delle notizie di monasteri dove si praticava la preghiera incessante, importata dall'Egitto nel IV secolo per mezzo di alcuni allievi di san Pacomio che colonizzarono la Gallia. Jacopo da Varagine riporta nella sua Legenda Aurea, del XIII secolo, che sia san Martino vescovo di Tours (+397) che san Giovanni Cassiano (+435) pregavano senza interruzione ed è lo stesso Cassiano a riportare le parole della "preghiera incessante" recitata nel suo monastero:
Deus, in adiutorium meum intende, Domine ad adiuvantum me festina.
Ossia:
O Dio, volgiti in mio soccorso, Signore vieni presto in mio aiuto.
Nel trattato di san Giovanni Cassiano De Oratione (Collactiones, libri IX e X), il santo monaco scrive infatti che questa giaculatoria è stata tramandata da monaci anziani e viene raccomandata per la preghiera collettiva. San Benedetto da Norcia (+547) quando fonda il suo cenobio a Montecassino e scrive la Regola inserisce questo versetto nella liturgia e lo pone nella parte iniziale dei Vespri, dei Notturni (Mattutini) e delle Lodi, in forma responsoriale. Ogni monaco era poi raccomandato di recitare privatamente la preghiera "incessante" nella propria cella controllando il respiro e alternando la recita della giaculatoria alle prostrazioni. Questa forma di preghiera privata resisterà fino all'avvento del Rosario nel XIII secolo, quando quest'ultimo prenderà il posto della giaculatoria Deus in adiutorium. San Cassiodoro (+580), monaco e senatore romano, quando fonda il monastero del Vivario in Calabria, detta parimenti ai suoi monaci di recitare questo versetto ininterrottamente.
Dopo lo Scisma del 1054, l'invocazione del Nome di Gesù pare giungere in Occidente dopo le Crociate, importato dai franchi d'Oltremare. I Certosini fanno propria la recita del Nome di Gesù e il francescano Bernardino da Siena (1380-1444) diffonde l'uso del monogramma di Cristo YHS (Yesus Hristos Sotèr - Gesù Cristo Salvatore) come "ausilio alla preghiera del Cuore". Ludolfo di Sassonia, un certosino del XIV secolo, si dà molto da fare nei suoi scritti per propagandare l'uso della preghiera del Cuore della tradizione bizantina [1]. Con il Tridentinismo, tuttavia, tutta questa tradizione interiore decade in favore della chiesa barocca.
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NOTE E FONTI
1) L. Charbonneau-Lassay, Il giardino del Cristo ferito, Arkeios edizioni, Roma 1995, pagine 129-130).
Jacopo da Varagine, Legenda Aurea, LEF, 2005
Giovanni Cassiano, Conferenze ai monaci (Collactiones), vol. I e II, Città Nuova Edizioni, 2000.
Già alla fine del XV secolo il problema della perdita del tradizionale concetto di preghiera interiore si appalesa con la nascita della deleteria "devotio moderna", dalla quale evolvono parimenti l'atomismo protestante e il devozionismo tridentino.
RispondiEliminaCosa significa "atomismo protestante" e "devozionismo tridentino"?
EliminaProbabilmente intende la teologia protestante fuoriuscita dalla scolastica (atomismo, senza Tommaso... ) e quelle ridicole prassi e idee proprie del Concilio di Trento come la barocchizzazione forzata e l'abbandono della mistica tradizionale in favore del "sacro cuore", delle rivelazioni private, del dolorismo etc
EliminaGrazie della risposta. Non capisco come si possa definire "ridicola prassi" lo stile barocco che certamente ha i suoi limiti in quanto a mondanità, ma sa anche esprimere un certo anelito "mistico" se si puo' dire, quando nelle chiese appronta quasi delle "teofanie" per quanto teatrali. Certo tutt' altra storia rispetto all' arte romanica o bizantina. Mi viene da dire che non deve essere stato, tale stile artistico, cosi' inaccettabile se perfino nella ortodossa Russia e' molto fiorito anche in chiese monastiche. Sara' stato certamente un fenomeno da considerarsi come decadente, ma ce'.
EliminaSenza considerare che il Tridentino fu un concilio che in campo artistico tento' di dare indicazioni vincolanti affinche' l' iconografia tornasse alla sua primitiva spiritualità abbandonando certi eccessi della stagione precedente. E proprio dopo Trento si registra un fenomeno di ripresa del culto di antiche iconografie medievali che venivano viste come "canoniche".
Mi scuso se faccio queste osservazioni.
Il barocco rappresenta un punto di non ritorno per quanto concerne il motto "ecclesia semper reformanda" che è l'essenza del papismo romano, il quale mira, secondo le parole di padre Vladimir Guettée << alla sottomissione della Chiesa nell'umanesimo >>. Parole forti ma che esprimono a pieno quanto voglio dire. Abbracciando l'umanesimo, la chiesa romano-cattolica ha aperto le porte alla filosofia, poi al liberismo, e infine al mondo acristiano come il papa regnante fa ben vedere. La questione del barocco in Russia è complessa ma si può riassumere con "occidentalizzazione", il che non è un bene, ovviamente, da parte del curatore di questo sito. La mia idea è che il recupero della vera Latinità, della Chiesa Antica, deve superare Trento e il barocco. La "ripresa del culto" è spesso un sinonimo di distruzione dei riti locali, accorciamento delle liturgie, generale dispensa dalla recita delle Ore , dei Vespri, delle Lodi, la perdita del senso delle ufficiature quotidiane in luogo della Messa, senza parlare della diffusa pratica della "messa con strumenti da orchestra" (Mozart ne ha prodotte di molto belle ma, a mio avviso, totalmente aberranti dal punto di vista liturgico). Si è lasciato il posto all'umanesimo, definitivamente. Una chiesa antropocentrica. La Storia intera del Papismo, che nasce come abbiamo visto a cavallo del X e del XI secolo, è una storia in ascesa di potere sociale, umano, politico, fino alla sua devastante caduta dopo il Concilio Vaticano II, negli anni Sessanta del Novecento. Il potere assoluto dei papi fino al XVI secolo in ogni sfera della vita umana diviene mano a mano sempre minore. Dal Seicento fino alla metà dell'Ottocento i papi conservano un grande prestigio morale e sono guide sociali, la religione cattolico-romana "governa" ancora ma non politicamente, bensì socialmente, intrisa oramai di umanesimo. Con la caduta di Roma pontificia il 20 settembre 1870, finisce l'ultima sospirata parentesi monarchica del papato, il quale sembra rilanciarsi nel nuovo secolo, il Novecento, avendo ancora i suoi ultimi spasmi di potere, soprattutto nell'educazione e nella coscienza del popolo, fino a che il modernismo iniziato da oramai molti secoli - se per modernismo intendiamo il perpetuo allontanarsi dalla Tradizione vivente - non sferrò il suo attacco decisivo alle forme e al cerimoniale tridentino col Concilio Vaticano II, il quale ha definitivamente smantellato il papato che Gregorio VII aveva con tanto zelo costruito. Gli effetti del Concilio si vedono ancora, perché è un marchio indelebile del papismo, che voleva distruggerlo ma che palesemente ha mostrato e dimostrato quale è la sua vera forza, e la sua unica colonna portante: il culto idolatrico dell'uomo e l'umanità condotta all'estremo di un singolo uomo, il papa, che fa le veci di Dio in terra, e che non sa più come conciliare il suo potere umano in un mondo che di questo potere non sa che farsene.
EliminaIl problema del barocco, come p. Atanasio ha detto, è che non nasce per adempiere a un messaggio teologico (come il gotico o il romanico con la teologia della luce, etc.), ma unicamente per fini estetici e politici (l'abbassamento dei plutei a balaustre risponde a una necessità razionalista di "visibilità" perché si pensava che vedendo l'ostia la gente sarebbe stata meno incline a farsi traviare dall'eresia eucaristica protestante). Poi, secondo me, il processo di "umanizzazione" della Chiesa ha proceduto per fasi molto lente e non del tutto identificabili, soprattutto perché un antiliberalismo politico (pensiamo a quello ottocentesco) si accompagnava a un liberalismo teologico e soprattutto liturgico assai latente, come ho cercato molte volte di mostrare.
EliminaRingrazio molto per le corpose risposte che esprimono certamente una comprensione del problema molto approfondita. Io sono battezzato nella Chiesa Romana in pieno periodo post vaticano secondo, leggo i vostri articoli per imparare di piu' e meglio e per andare alla radice di problemi che paiono ormai palesi e che perfino io, che ho nessuna esperienza di Tradizione, percepisco. Solo mi risulta difficile capire, lo confesso, come si debba superare un Concilio (il tridentino) che e' sostanzialmente tradizionale, almeno cosi' mi sembra. Poi come dice il Padre, mi sembra chiaro che le alterazioni di matrice politica introdotte nel papato romano (in maniera palese dai tempi di Gregorio VII almeno) abbiano iniziato un processo che ha portato dopo un lungo percorso, alla situazione odierna.
EliminaPer logica, dovrei concludere che dal secondo millennio a oggi in occidente regna una religione che ha niente a che fare col cristianesimo dei padri. Affermazione che pare forte almeno per me.
Sempre nella risposta del Padre leggo che il potere assoluto dei papi dal '500 declina fino a decadere completamente nella situazione odierna. Mi verrebbe da dire che la Provvidenza sembra aggiustare i pasticci umani conducendo verso una restaurazione in occidente di un cristianesimo purificato?
Circa il barocco: avete ragione che non nacque per veicolare principi spirituali, sostanzialmente e' l' arte "mondana" per eccellenza, che risponde a precise istanze storiche. Questo indubbiamente. Che poi anche nella musica la teatralità entri nella liturgia e' chiaro (basti pensare al grandioso Monteverdi, il suo vespro della Beata Vergine ne e' un esempio a parer mio). Quanto il vedere l' Ostia Consacrata la "manducatio per visum" ha influito nella percezione della funzione della liturgia al punto di diventare, agli occhi dei credenti, quasi l' essenziale della messa (proprio in arte si vede come dal basso medioevo per rappresentare l' eucarestia si usi proprio l' elevazione dell' ostia). E quanto questa prassi di mostrare l' eucarestia ha influito sull' accorciamento della barriera tra santuario e navata, sulla caduta in disuso delle cortine del santuario e di conseguenza avvenga lo sviluppo di quel corredo dell' altare che si chiama "pala" o "retablo". Certamente queste sono da considerarsi come "alterazioni" delle consolidate usanze liturgiche ereditate dal primo millennio: mi domando se siano del tutto inaccettabili.
EliminaMi scuso delle mie repliche lunghe e non so quanto interessanti.
Impiegando un'espressione che i contemporaneisti riservano solitamente alla I Guerra Mondiale, si può dire che Trento sia l'ultimo dei Concili tradizionali e al contempo il primo di quelli moderni, perché sicuramente ribadisce alcune dottrine ortodosse ma al contempo introduce anche non poche novità di metodo e di merito. Gli articoli di p. Atanasio sono un'analisi ottimamente dettagliata sotto questo punto di vista.
EliminaCertamente leggero'. Grazie al Padre e a Unam Sanctam.
EliminaNon ho certamente volonta' di polemizzare, solo tento di capire.
Per atomismo protestante comunque intendo l'essenza stessa dell'ecclesiologia protestante: ogni "atomon" (individuo) è "pliroma" (pienezza) di se stesso, ogni individuo interpreta individualmente le scritture, non è nell'alveo della Tradizione e dei Padri. Viceversa, il papismo sintetizza in un unico atomon (il papa) tutto il pliroma.
RispondiEliminaMeyendorff diceva che il problema delle ecclesiologie eterodosse si sintetizza sempre con un distorto rapporto tra atomon e pliroma.
In realtà il Concilio di Trento ha in se alcuni punti controversi sebbene io possa apprezzare alcune idee. Le consiglio i miei 4 articoli "analisi ortodossa del concilio di trento" che si trovano sull'altro mio sito per comprendere la mia visione appieno. La caduta di Roma se cosi vogliamo chiamarla è stata un processo graduale. Non me la sento di dire che il pretino del 1055 fosse eretico ma non si può negare che col tempo le novità teologiche siano cresciute di numero e l'ortoprassi si sia distaccata notevolmente dalla sua matrice originale.
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