E' del tutto inutile che [il sacerdote] abbia timor di Dio e della Divina Regalità, se pensa che non vi si altro nel rito se non quello che vede. L'uomo miserabile deve sempre ricordare che riceve il Corpo di Cristo dalla sua stessa mano e dall'Altare Celeste, presso il quale Cristo, Sommo Sacerdote eterno, offre la propria intercessione presso il Padre per tutti. Per questo il sacerdote, fra le altre, recita anche la parola seguente: accetta questa oblazione sul tuo altare celeste, prelevata dalle mani dei tuoi santi angeli, dinnanzi alla tua divina maestà. E tu credi, o uomo, di ricevere i Doni da un altro luogo che non da quello stesso mistico altare? L'Altare è difatti Cristo stesso.
Comprendi come il Mistero, sia esso pane o carne, come viene chiamato in base al momento, sia sempre nelle mani del sacerdote, a dimostrazione che lo Spirito Santo non ha limiti di spazio ne' di tempo nel suo agire. Proprio perche' l'Altare Celeste è il Corpo di Cristo stesso, ricevi esattamente da lui l'Eucarestia, e da nessun altro. Con le parole tramite la potenza dello Spirito Santo diventi questa oblazione il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore si dimostra che il mandato della Scrittura è atemporale, e ad ogni consacrazione riceviamo il Suo Corpo e il Suo Sangue. [1]
COMMENTO
Notiamo come la nozione scolastica che vede nella Istituzione il momento della consacrazione era estranea alla mentalità latina ortodossa, quando invece ci si concentra sull'epiclesi che la precede (o la succede, dipende dai Messali). Notiamo in oltre la presenza angelica, cristica e pneumatica al momento della Consacrazione. Questo trattato eucaristico di Pascasio scritto nell'831, De Corpore et Sanguine Domini, è stato scritto per confutare l'eresia anti-eucaristica del monaco Ratramno di Corbie (868), il quale negava la transelementazione delle Specie. Fu solo durante il pontificato di Silvestro II (+1003) che fu ufficialmente condannato Ratramno retroattivamente e gli insegnamenti di san Pascasio furono resi materia di insegnamento dogmatico nella ReichKirke.
Fa eco all'abate di Corbie il Diacono Floro di Lione (+859) il quale commenta la Messa dicendo:
Con quali parole potremmo mai descrivere il Mistero sorprendente e ineffabile che ci si para innanzi al momento della sacra oblazione? questo momento non va discusso, ma solamente venerato. Dice bene san Gregorio Magno, maestro di dottrina, quando ai cristiani increduli del Sacrificio spiegó che al momento della consacrazione i Cieli sono aperti, Gesù Cristo e i suoi Angeli sono presenti, che le cose umili si uniscono a quelle degli ecclesi, che il terreno e lo spirituale si fondono, e si realizza la Comunione del Cielo e della Terra? Alla preghiera dell'Oblazione accadono cose ineffabili e impossibili da spiegare, ma sappiamo che il Cristo come Sacerdote è all'altare, circondato dai santi Angeli, e officia l'Offerta. [2]
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NOTE E FONTI
1) Il testo di Pascasio Radberto e' tradotto dal volume The Consecration of the Eucharist, di Henry R. Gummey pp.147-149, Londra 1789.
2) Per Floro Diacono, ibidem, pag. 158 e ss.
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