mi sono imbattuto su Facebook in una diatriba (aimé cancellata) sull'uso dell'incenso nel rito romano, nella quale due cattolici tradizionalisti dibattevano sull'uso dell'incenso e se questo fosse limitato, consigliato o perfino opinabile. In realtà, ovviamente, i cattolici romani che non conoscono neppure la loro stessa storia liturgica sono in involontario errore in tutte queste tre ipotesi, giacché l'uso dell'incenso è obbligatorio secondo la coscienza rituale romane. Veniamo dunque a conoscere alcune note dello sterminato campionario in nostro possesso.
Cominciamo dunque con il meraviglioso ufficio del Notturno, che dopo Trento subì numerose modifiche venendo poi a degenerare in Notturni di varia intensità dipendenti dalle riforme calendariali (uffici a nove lezioni, dodici lezioni, etc.). In realtà, come sappiamo dal Liber Pontificalis, sappiamo che il Notturno latino (o Mattutino, secondo la dizione bizantina) è composto da quattro Veglie, originalmente celebrate separate e poi unificate per praticità in un solo ufficio, secondo l'Ordine di san Benedetto da Norcia, il quale costruisce ogni vigilia con un invitatorio, un inno, tre lezioni e un responsorio. Quindi, seguendo strettamente la regola, vi sono dodici lezioni. Completato ogni gruppo di lezioni, seguiva il responsorio con l'incensazione come descritto da papa Stefano V (+891 d.C.):
Notiamo con dispiacere che nella venerabile Basilica di san Pietro principe degli Apostoli l'incenso viene offerto ad una sola delle veglie. Ma noi comandiamo che ad ogni responsorio venga offerto l'incenso. [1]
L'uso di Montecassino nell'XI secolo prevede due incensazioni:
Nella prima e seconda veglia l'accolito prepara l'incenso alla prima e quinta lezione, incensando l'altare e la croce, e poi i fratelli del coro. [2]
La prassi della tripla incensazione è codificata anche nell'Ordo Anglo-Romano di Sarum (XII-XV secolo) a testimonianza di come l'uso romano fosse ben radicato in tutte le terre di rito latino. Un esempio è dato dal proprio per il Notturno della Natività:
Il sacerdote incensi l'altare e il popolo ad ogni veglia, in particolare alla seconda, quinta e ottava lezione, e il sacerdote indossi il piviale durante l'incensazione. L'accolito incensi i due cori. Quando termina il responsorio, dopo il Vangelo "Liber Generationis" (Matteo 1) il primo celebrante canterà il Te Deum Laudamus. Il sacerdote ebdomadario (di settimana) incenserà dunque la chiesa. [3].
Ovviamente, anche i Vespri e le Lodi hanno il loro momento della solenne incensazione che non era celebrata solo durante le grandi feste, ma ogni giorno. Infatti scrive il diacono Gemolo di Roma a san Bonifacio, apostolo della Germania, nella Epistola 54:
Ti abbiamo inviato il nostro sacerdote Denehard con un po' di cozumber (incenso fatto a base di cinnamomo) dal fragrante e ottimo profumo, da offrire nelle offerte d'incenso dei Vespri e delle Lodi, e durante la Messa; accetta questo dono, ti prego, per affetto, e non rifiutarlo. Saluti a te, padre amato, prega per tutti noi. [4]
L'incenso era utilizzato ad ogni Messa, come testimonia l'uso di un incensiere "da tetto" installato nel monastero di santa Bugga Badessa nel 734 da sant'Aldhelm:
Il turibolo di elaborati metalli penzola dal soffitto incensando con soavi profumi il sacerdote durante l'offerta della Messa [5].
Il monaco Aethelwulf nel IX secolo nella sua opera "Annali degli Abati di Lindisfarne" nel IX secolo testimonia un grande turibolo da soffitto nella abbazia. L'uso dell'incenso alle Lodi e ai Vespri non è un optional perché è comandato da Dio stesso:
Aronne brucerà su di esso l'incenso aromatico: lo brucerà ogni mattina quando riordinerà le lampade e lo brucerà anche al tramonto, quando Aronne riempirà le lampade: incenso perenne davanti al Signore per le vostre generazioni. (Esodo 30:7,8)
Essi offrono al Signore olocausti ogni mattina e ogni sera, il profumo fragrante, i pani dell'offerta su una tavola monda, dispongono i candelabri d'oro con le lampade da accendersi ogni sera, perché noi osserviamo i comandi del Signore nostro Dio, mentre voi lo avete abbandonato. (2 Cronache 13:11).
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FONTI E NOTE
1) The Lives of the Ninth-Century Popes (Liber Pontificalis): The Ancient edizioni, pg. 303, by Raymond Davis.
2) Ordinale di Monte Cassino e Benevento, Appendix I, pg. 496, B. Cap. II. Ordo Matutinorium MS P; f. 73-74
3) Rerum Britannicarum Medii Aevi Scriptores, Volume 78, Issue 1, Treatise Concerning Ecclesiastical Offices, pages 93-95
4) Letter XLIII, The Letters of St. Boniface, pg. 68, translated by Ephraim Emerton
5) Aldhemi Opera, 117
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